La mano della mafia nigeriana sugli immigrati che mendicano davanti ai supermercati

3 Dic 2019 12:41 - di Giorgia Castelli
mafia nigeriana

Sfruttavano i nigeriani che mendicavano davanti ai supermercati di Bari e provincia. È una delle attività delinquenziali delle due organizzazioni della mafia nigeriana che operavano non solo in Puglia ma anche in altre regioni d’Italia e all’estero. Le due bande mafiose nigeriane sono state smantellate oggi con decine di arresti in Italia e all’estero. I servizi di intercettazione telefonica hanno delineato uno spaccato di vita e di criminalità all’interno della comunità nigeriana. Le vittime hanno confermato agli investigatori la sottomissione al pagamento del “pizzo” sui loro ricavi. Erano obbligati a consegnare il denaro agli esponenti delle gang o ad effettuare ricariche telefoniche sulle loro utenze.

Mafia nigeriana, l’indagine della Dda di Bari

In generale le indagini della polizia, coordinate dalla Dda di Bari, hanno fatto luce sia sul fenomeno associativo nel suo complesso, sia sui singoli e gravi fatti che hanno segnato il territorio barese negli ultimi anni determinando anche allarme sociale e pericoli per l’ordine e la sicurezza. Gli episodi sono stati dapprima trattati singolarmente. La loro comprensione e il loro inserimento in un più complesso ed articolato quadro sono stati possibili soltanto grazie alla creazione di una squadra di investigatori dedita alla osservazione del fenomeno. L’accoltellamento di una donna nigeriana nel gennaio 2017.

Risse e stupri

La rissa del 22 marzo 2017 con gravi ferimenti di alcuni dei partecipanti. Un altro scontro all’interno del Cara dell’8 maggio 2017, in cui perse la vita uno dei nigeriani appartenente alla compagine dei Vikings. Ed ancora una rissa nell’agosto dello stesso anno per le strade del quartiere Libertà ed uno stupro di gruppo commesso all’interno del Cara ai danni di una ragazza nigeriana nel mese di marzo 2017. Sono solo alcuni dei violenti episodi che si sono verificati nel capoluogo. E che hanno caratterizzato il perdurante contrasto tra i due gruppi criminali contrapposti (Vikings e Eyie).

Mafia nigeriana radicata in Italia

Fra l’altro, i dati pian piano acquisiti dalle indagini si sono dimostrati sovrapponibili agli esiti investigativi che, nel frattempo, molte altre Squadre Mobili in Italia hanno sviluppato in quel periodo, a conferma del fatto che la mafia nigeriana si è radicata in molte zone del territorio nazionale (dal Veneto alla Sicilia, dal Piemonte alla Campania, dalle Marche alla Puglia) con numerosi insediamenti di cellule di ispirazione cultista. Tutte votate a perseguire gli stessi obiettivi delinquenziali utilizzando le classiche metodologie mafiose improntate alla violenza, all’assoggettamento e all’omertà. Già nel 2011 l’ambasciata nigeriana a Roma ha emanato una nota in cui si leggeva: «Nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenenti a sette segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti. Purtroppo ex membri sono riusciti ad entrare in Italia e hanno fondato nuovamente l’organizzazione qui, principalmente con scopi criminali».

Le confraternite

La voluminosa informativa di reato depositata dalla Squadra Mobile alla Procura della Repubblica di Bari nell’aprile del 2019, nella quale sono state individuate responsabilità a vario titolo di ben 50 cittadini nigeriani per una serie di reati, ha evidenziato le forme organizzative delle due associazioni criminali. Le gang erano inquadrate nel più ampio scenario internazionale delle confraternite universitarie sorte in Nigeria agli inizi degli anni ’50. L’obiettivo era quello di contrastare una Università di élite frequentata solo da studenti facoltosi, legati al mondo coloniale. Ed erano volte a favorire gli studenti poveri promettenti, per poi, negli anni ’70-’80, essere finanziate ed armate dai leader militari.

L’organizzazione

Le gang sono strutturate in forma verticistica e militare. E traggono la loro forza dall’intimidazione, dalla violenza e dall’assoggettamento omertoso inculcato nelle vittime. Si caratterizzano per i rituali di affiliazione. Paragonabili a vere e proprie prove di forza difficilmente superabili. Sono basate su primitive pratiche di sofferenza corporale, per l’utilizzo di codici interni e di vocaboli pregni di un simbolismo pressoché incomprensibile. E per una rigida suddivisione dei ruoli. Così da risultare impenetrabili ed altamente efficienti. Le accuse agli arrestati, a vario titolo, vanno dalla tratta di esseri umani alla riduzione in schiavitù. Dalle risse alle estorsioni, dalle rapine alle violenze sessuali. Dalle lesioni personali allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Contestata l’associazione mafiosa.

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