La Libia se la prende con l’Italia: “Non ci avete dato le armi. E noi le prendiamo dalla Turchia”

26 Dic 2019 12:53 - di Giovanni Trotta
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La Libia del governo-fantoccio di Serraj ora se la prende con l’Italia. Sarraj fu messo al premierato dalla Ue, con il pieno sostego del governo Gentiloni. Ma Serraj in Libia non controlla nulla, neanche i palazzi del governo. “Noi avevamo chiesto le armi a tanti Paesi, inclusa l’Italia, che pure ha diritto di scegliere la politica che più le aggrada e con cui i rapporti restano comunque ottimi”. Ad affermarlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Fayez Serraj, premier del “governo” di Tripoli. “Da Roma, in verità, non sono mai giunte risposte ufficiali. Con Di Maio abbiamo avuto un ricco scambio d’opinioni. Quanto invece alla sua tappa a Bengasi dal nostro aggressore e Tobruk non ho visto alcuna sostanza. Oltre forse a generiche dichiarazioni di amicizia che lasciano il tempo che trovano. Così, la comunità internazionale risulta divisa. Da una parte i Paesi disposti ad armare i nostri avversari-aggressori. A loro si contrappongono altri Paesi, tra cui l’Italia, che credono tutt’ora alla formula per cui l’unica soluzione resta il dialogo politico”.

La Libia di Serraj prende le armi turche

“Ma si tenga a mente che qui siamo sotto attacco militare, con sofferenze indicibili per la popolazione vittima di bombardamenti, morti, feriti, con centinaia di migliaia di sfollati”. “Sono anni – prosegue – che lanciamo l’allarme sul pericolo di interferenze militari straniere. Mettevo in guardia sulla guerra per procura ben prima del 4 aprile 2019 e non importa fossero soldati russi, egiziani o altri. Adesso noi siamo accusati di fare arrivare i tank e droni turchi? Scusate ma cosa vi aspettavate dal nostro governo, che sarebbe rimasto in disparte a far nulla mentre la capitale veniva devastata, insanguinata, occupata?”. “Nessun esecutivo responsabile può restare passivo mentre la sua popolazione viene abusata. Chiunque ci critica si chieda prima cosa avrebbe fatto al nostro posto e scoprirà che non avevamo alternative”.

Haftar concede altri tre giorni a Misurata

L’esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar ha concesso altri tre giorni ai miliziani di Misurata, che combattono a fianco del governo di accordo nazionale, per ritirarsi da Tripoli e da Sirte. Lo ha annunciato il portavoce dell’esercito di Haftar, Ahmad al-Mismari. ”In risposta alla richiesta di alcuni dignitari della città di Misurata di concedere un altro ultimatum per convincere i figli della città a ritirarsi da Tripoli e da Sirte, abbiamo deciso di garantire loro un altro periodo di tre giorni, fino a mercoledì”. In una nota, si precisa anche che ”le forze dell’esercito non colpiranno o intercetteranno alcune delle forze che si ritirano nel periodo indicato”. Al-Mismari ha anche messo in guardia dall’uso di aerei commerciali per trasportare armi dalla Turchia a Misurata. Situata a circa 200 chilometri a est di Tripoli, Misurata ha la più grande forze militare della Libia centrale e occidentale.

Inoltre il “governo di accordo nazionale” libico del premier Fayez al-Serraj ha contestato la decisione del ministro degli Esteri greco Nikos Dendias di recarsi a sorpresa a Bengasi per incontrare il generale Khalifa Haftar. Secondo il ministro degli Esteri libico Mohammed Taher Syala, questa visita viola le decisioni delle istituzioni internazionali che considerano il governo di accordo nazionale l’unico governo legittimo in Libia. Durante la sua visita a Bengasi, Dendias ha criticato i memorandum di intesa firmati il 27 novembre dalla Turchia e dal governo di Tripoli sulla cooperazione militare e sui confini marittimi nel Mediterraneo orientale.

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