Cannabis, ecco i dati allarmanti. Ma le istituzioni li ignorano. Rampelli: la battaglia antidroga non si ferma

27 Dic 2019 17:20 - di Redazione

“I dati sulla diffusione della droga, in particolare la cannabis, sono allarmanti, eppure c’è una dissociazione dalla realtà da parte delle istituzioni preoccupante”. Lo denuncia il Centro studi Livatino all’indomani della decisione della Cassazione che stabilisce che non è reato coltivarsi in casa la cannabis.

Cannabis, la relazione del dipartimento per le politiche antidroga

“A inizio dicembre, – ricorda il Centro studi – il Dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio ha diffuso la sua annuale relazione al Parlamento. Utilizzando i dati relativi al 2018. Dai dati emerge che un terzo degli studenti italiani, pari a 870.000 ragazzi circa, ha fatto uso di almeno una sostanza drogante durante la propria vita. Un quarto, pari a 660.000 studenti, ne ha fatto uso nel solo 2018. Gli stupefacenti più diffusi sono i derivati della cannabis, che sono il 96% delle sostanze sequestrate. La quantità di piante di cannabis sequestrata è cresciuta in un anno del 93,9%. Aumentano i ricoveri ospedalieri droga-correlati (+14%), le infrazioni alla guida per uso di droga al volante (+12%), i decessi derivanti dall’assunzione di stupefacenti (+12.8%)”.

Ebbene, annota il Centro studi Livatino, sulla relazione, pur diretta al Parlamento, non c’è stata discussione nell’Aula della Camera o del Senato né in alcuna Commissione. Pur se il dipartimento che l’ha redatta rientra nella competenza politica del presidente del Consiglio, né il premier né il Governo hanno detto una parola su di essa. Ci sono state le risposte istituzionali, ma sono andate nella direzione opposta all’allarme che viene dai dati. Dall’emendamento che ha tentato di inserire nella manovra la vendita di hashish e marijuana nei cannabis shop alla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 19 dicembre. Di cui ieri è stato reso noto il principio di diritto. Preoccupa una tale dissociazione dalla realtà. Essa suona ipocrita”.

Rampelli: sottocultura distruttiva

La battaglia antidroga non si ferma, annuncia Fratelli d’Italia per bocca di Fabio Rampelli. ”Sorprende la decisione della Suprema Corte – afferma Rampelli  – visto che in passato si era pronunciata più volte stabilendo in linea di principio che la coltivazione della cannabis costituisce sempre un reato, al di là della quantità, dall’uso personale che se ne può fare e dalla presenza dei cosiddetti principi attivi”.

“Dall’altra -prosegue- la coltivazione domestica potrebbe incentivare l’autoproduzione e di fatto orientare verso la legalizzazione, contro cui ci batteremo in Parlamento. La droga rimane una vera emergenza sociale, che vede l’Italia terza in Europa per uso di cannabis, una sottocultura autodistruttiva che dovrebbe spingere chi governa a promuovere stili di vita sani e virtuosi e non ad assecondare tutto ciò che contrasta con la vita stessa”.

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