«Bye bye M5S», Grassi passa alla Lega. Di Maio perde il controllo: «Diteci quanto costa al chilo»
È l’inizio della fine dei 5 Stelle. Il primo a tagliare la corda è Ugo Grassi. Il senatore ha formalizzato l’addio al Movimento aderendo al gruppo della Lega. La notizia è stata data con una nota dal partito di Matteo Salvini: «Diamo il benvenuto al senatore Grassi. Porte aperte per chi, con coerenza, competenza e serietà, ha idee positive per l’Italia e non è succube del Pd. Su riforma ed efficienza della giustizia e rilancio delle università italiane, col senatore Grassi lavoreremo bene».
M5S, la lettera d’addio di Grassi
Durissima la lettera d’addio di Grassi. «Il punto è che il mio dissenso non nasce da un mio cambiamento di opinioni. Bensì dalla determinazione dei vertici del Movimento di guidare il Paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero. E di poter assumere ogni decisione in totale solitudine. Gli effetti di questo modo di procedere sono così gravi ed evidenti (a chi vuol vedere) da non dover neppure essere esposti. Basti l’esempio della gestione dell’ex Ilva per dar conto dell’assenza di una programmazione nella gestione delle crisi. Oggi, forte di una reciproca stima costruita nei mesi appena trascorsi, la Lega, Partito sardo d’azione-Salvini premier mi offre, a fronte di un evidente fallimento della mia iniziale esperienza, una seconda opportunità per raggiungere quegli obiettivi».
M5S, il caso Lucidi
Grassi non è l’unico in arrivo ci sono altri nuovi addii a Palazzo Madama. Gli altri senatori sono Stefano Lucidi e Francesco Urraro. «Lega o gruppo Misto, non ci sono grandi alternative. Sto valutando in queste ore». Così il senatore Stefano Lucidi, che ha deciso di lasciare il Movimento 5 Stelle, risponde sulla sua prossima appartenenza politica, intercettato dai giornalisti davanti al Senato. «So che usciranno 20 o 30 persone e che stanno valutando di fare un nuovo gruppo ma non credo che avranno la forza per farlo, quindi non li aspetto». E poi ancora:«Serve una spallata per far risvegliare il Movimento. Qualcosa deve cambiare in modo estremamente radicale», afferma il parlamentare. «Perché passo da un’altra parte? Per i soldi, per la poltrona? Non è quello – prosegue – sono sette anni che cerchiamo spazio per fare politica e non c’è stato». Quanto alle critiche del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede su chi cambia casacca dovrebbe dimettersi afferma: «Ha ragione ma anche chi passa dal 33 al 15% dovrebbe dimettersi» risponde caustico Lucidi. «Se una forza politica che ha un suo capo politico riconosciuto – ribadisce – passa dal 33 al 15% qualcuno deve prenderne atto. Ci sono passaggi in politica che sono automatici.
L’ira di Di Maio
Luigi Di Maio, in una diretta Facebook è disperato. E non nasconde la sua ira e attacca chi vuole lasciare il Movimento. «Se ci sono senatori come Grassi, che è appena passato alla Lega, evitino di utilizzare una cosa non vera come il Mes. Consegnino una bella lettera al presidente del Senato. E dicano semplicemente che vogliono cambiare casacca e tradire il mandato che i cittadini hanno dato. Non c’è nulla di male» a voler lasciare. «Ma a quel punto vadano a casa, altrimenti a quella lettera alleghino anche un listino prezzi sul mercato delle vacche». E poi ancora: «Se queste persone vogliono lasciare il M5S – dice Di Maio – perché pensano che non ne avranno abbastanza potere, allora passino alla Lega ma non raccontino balle ai cittadini. Il tema non è il Mes. Gli hanno promesso qualcosa, un seggio o altro… dicano quanto costa al chilo un senatore per la Lega. Questa è la solita dinamica dei voltagabbana degli ultimi 20 anni e che noi, come M5S, abbiamo sempre combattuto». E poi c’è chi propone di multare di abbandona il Movimento come il volto storico del Movimento Carlo Sibilia: «Chi decide di andar via deve rispettare gli elettori e pagare».
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Interessante il discorso di quanto costi al chilo un senatore per la lega.
Verrebbe da chiedersi quanto potrebbe costare al grammo il cervello di di maio.
Per la legge della domanda e dell’offerta dovrebbe avere costi stratosferici!
Poveri noi. In che mani siamo…
Posseggo un’innata avversione per chi cambia casacca, ma nel caso dei 5S, è legittima un’inversione di giudizio. Infatti è da ritenersi coerente chi , dopo aver ricevuto un preciso mandato dagli elettori, si ritrova a fare l’esatto opposto. Dunque il trasformismo non è da ricercare in chi ha cambiato partito, bensì in una forza politica che nasce riformista e diventa poltronista, rinnegando tutti i valori ed i propositi elettorali. In tal caso la coerenza è in chi sa ribellarsi, non in coloro che si appiattiscono su vomitevoli ribaltoni ideologico, pur di restare attaccati allo scanno : sono questi ultimi che, evidentemente, hanno tradito