Arabia Saudita, cinque condanne a morte per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi a Istanbul

23 Dic 2019 15:26 - di Redazione
Khashoggi

Cinque persone sono state condannate a morte in Arabia Saudita per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre dello scorso anno all’interno del consolato di Riad a Istanbul, in Turchia. Lo riferisce la procura saudita, spiegando che altre tre persone sono state condannate a 24 anni di carcere per aver cercato di ”insabbiare il crimine”. Il procuratore della Repubblica saudita, Shalaan al-Shalaan, ha precisato che sarà possibile ricorrere in appello. Quella che ha portato alla morte di Khashoggi, il cui corpo non è mai stato ritrovato, è stata definita dalla procura saudita come una ”operazione canaglia”. Il processo si è svolto a porte chiuse e, secondo Human Rights Watch, non ha soddisfatto gli standard internazionali.

Arabia Saudita, il console a Istanbul non ha responsabilità

La procura di Riad ha stabilito che il console saudita a Istanbul al momento dell’omicidio di Khashoggi, Mohammed al-Otaibi, non ha responsabilità nell’assassinio. Lo ha riferito la televisione di Stato saudita, precisando che il diplomatico è uscito di prigione dopo la sentenza. ”I nostri investigatori hanno dimostrato che, in principio, non c’era l’intenzione di uccidere” il giornalista saudita Jamal Khashoggi e che quindi ”non c’era premeditazione”. Lo ha detto un portavoce della procura saudita, Shalan al-Shalan, nel corso di una conferenza stampa trasmessa dall’emittente al-Arabiya.

Khashoggi morì all’interno del consolato

L’omicidio è avvenuto dopo che ”il responsabile del team incaricato di negoziare” con Khashoggi ha ”compreso che non c’era la possibilità di trasferire la vittima in un luogo sicuro. Allo scopo di continuare con l’interrogatorio, con i negoziati”, ha aggiunto al-Shalan. Solo a questo punto, ”il capo della squadra dei negoziatori e gli autori (del delitto, ndr) hanno deciso di uccidere la vittima all’interno del consolato”. L’Arabia Saudita ha avviato una propria inchiesta sull’omicidio Khashoggi, mentre il processo agli imputati si è svolto a partire dall’inizio dell’anno a porte chiuse.

Presenti i figli di Khashoggi alla sentenza

In aula, al momento della lettura della sentenza, erano presenti i figli di Khashoggi e i suoi avvocati, oltre ai rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e della Turchia. In base a quanto prevede la legge saudita, le identità dei condannati a morte sono segrete e lo saranno fino a quando la sentenza non sarà definitiva. La legge saudita prevede che le condanne a morte debbano essere confermate in appello e dalla Corte suprema. Inoltre la procura di Riad ha disposto il rilascio del consigliere del principe ereditario saudita Mohammed bin Salmam, Saud al-Qahtani. Resta però indagato per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Considerato il suo braccio destro, al-Qahtani non è dunque incriminato. Secondo l’indagine indipendente condotta da Agnes Callamard, relatore Onu sulle esecuzioni stragiudiziali, c’erano ”prove credibili” di un ruolo di Mbs e al-Qahtani nell’assassinio.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *