Un nuovo contratto di governo con i Cinquestelle sarebbe devastante per il Pd

25 Nov 2019 10:01 - di Sante Perticaro
governo

Decidere, da parte del maggiore partito di governo, per opera di un anonimo voto nazionale – da esercitarsi sulla piattaforma Rousseau – il concreto da farsi in ordine a elezioni locali (in questo caso Emilia Romagna e Umbria) apre  due ordini di problemi: uno di etica politica e l’altro democratico.  Il primo è dato dal fatto che, in perfetta linea con un vetusto regime centralista comunista di stampo sovietico, non ci si capacita  di come un pastore valdostano pentastallato (pure registrato in rete) che passa mesi e mesi in cima ai monti per far transumare il proprio gregge, possa pesare quanto un professore universitario bolognese (ce ne sarà pure qualcuno registrato), da sempre attento studioso dei problemi della propria terra e di chi deve amministrare la stessa.

O Franza o Spagna…

Eppure il voto in rete questo, di fatto, significa: “anche le elezioni per eleggere il Parlamento”, direte voi; ma almeno in quelle il pastore deve scendere a valle e pure lasciare il gregge per adempiere il proprio dovere alle urne…
Il secondo è che l’assoluta assenza di qualsivoglia autorità (e, di conseguenza, di autorevolezza) politica a livello nazionale – di fatto – finisce per delegare a una rete del tutto nebbiosa, perchè privata del tutto di  indirizzo, la definizione di condotta per una del tutto assente gerarchia di comando: affidando alla assoluta anarchia “transumante” la propria condotta politica.
Che, di fatto, non esiste proprio: tanto uno vale l’altro.  “O Franza o Spagna.. basta che se màgna”, direbbero a Roma.
Ciò rende il M5S, di fatto, una accozzaglia di miracolati, privi di linea, di qualsiasi progetto a medio o lungo termine. Oltre che di ogni coerenza in assenza di una lineare guida politica.

Un governo pericoloso per la Repubblica

Un partito del tutto anarchico, insomma.  Di fronte a una siffatta esplosione di soggettivismo si puó ben comprendere come e quanto possa essere pericoloso – per il PD – stipulare patti di breve, medio e/o lungo termine, di qualsivoglia natura con costoro. C’è da confidare, almeno, che questi disperati non si sognino – nel frattempo – di mettere le mani, come hanno annunciato, sul già legiferato, ossia su quel delicatissimo equilibrio istituzionale già disegnato ad opera del DPR. 616/77 sulle competenze dell’ordinamento regionale.  L’approccio che connotó il legislatore di allora aveva nel concetto della “sussidiarietà” uno dei suoi punti maggiormente qualificanti. Esso significava, di fatto, che dove non agivo io potevi farlo tu, purché tu non “scassassi”  l’esistente a nazionale. Questa era la malfamata I^Repubblica. Che era composta con del personale politico per lo più umile. E che sapeva bene di conoscere poco, ma che non si vergognava affatto di chiedere aiuto. Proprio come stanno facendo i “tuttologi” di oggi. Che mirano a riportarsi al centro tutta “la roba”, per poi poterne fare un unico boccone.
C’è da temere il nuovo Contratto di governo, quello che – a detta del comico genovese – ci ritroveremo da gennaio.

Commenti

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  • mario 25 Novembre 2019

    le idee e il voto di un pastore valdostano e di un ingegnere emiliano per fortuna
    valgono lo stesso forse chi ha scritto l articolo deve essere ragguagliato
    che siamo nel 2019 e non piu per fortuna nel ventennio

    • Francesco Storace 25 Novembre 2019

      L’autore col Ventennio non c’entra proprio nulla…

  • ALESSANDRO LEPRI 25 Novembre 2019

    No. Sarebbe devastante per l’Italia