Uccisi due preti in Siria: arriva la rivendicazione dell’Isis

11 Nov 2019 16:25 - di Redazione

Due preti cristiani sono stati uccisi in un agguato a Qamishli, nella Siria nordorientale. Lo riporta il sito di Armenpress, mentre il Consiglio militare siriano riferisce che i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) hanno rivendicato l’attentato. Le vittime sono il pastore della Comunità cattolica armena di Qamishli, padre Hanna Ibrahim (nella foto, indicato anche come Hovsep Petoyan), e padre Ibrahim Hanna Bido (o Abraham Petoyan). I due stavano viaggiando da Hasakah verso Deir Ezzor quando i terroristi hanno sparato contro la loro auto, uccidendoli. Il diacono Fati Sano, della chiesa di al-Hasakeh, è rimasto ferito.

Nella Siria nordorientale, la situazione è drammatica. Lo racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Nidal Thomas, rappresentante episcopale della Chiesa caldea ad Hassaké. Il sacerdote descrive una situazione critica. Al momento sono poche le famiglie di fedeli che si sono rifugiate nel Kurdistan iracheno, ma monsignor Thomas ritiene che difficilmente i cristiani in fuga potrebbero scegliere come meta la regione semi-autonoma nel nord dell’Iraq. «La vita lì è troppo costosa per i poveri cristiani siriani. Senza contare che il popolo iracheno non ha fatto nulla per evitare il drammatico scenario che purtroppo si è concretizzato in Siria. Nel nostro Paese c’erano migliaia di famiglie cristiane. Nessuno ha cercato di difenderci».

In Siria cristiani sempre nel mirino

Oggi i cristiani nella Siria nordorientale, nonostante la conferma dell’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi, temono anche un ritorno del jihadismo. «È purtroppo un’eventualità con la quale dobbiamo fare i conti», afferma monsignor Thomas, secondo il quale molti degli uomini di ISIS sarebbero ora riuniti nell’Esercito libero siriano che è entrato nella regione di Ras al-Ain.

L’Isis fa più paura che mai

Il sacerdote, tramite Aiuto alla Chiesa che Soffre, si appella quindi alla comunità internazionale per chiedere un sostegno a nome della propria comunità. «Abbiamo bisogno di aiuto. Noi cristiani siamo il popolo che più ha sofferto a causa di questo interminabile conflitto. Siamo l’anello debole, perché vogliamo vivere in pace e rifiutiamo la guerra. Due terzi dei cristiani hanno lasciato il Paese e il restante terzo rischia di non sopravvivere. E nel frattempo i Paesi occidentali si scontrano tra loro per spartirsi la Siria, ridotta in ginocchio anche a causa delle sanzioni internazionali».

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