Legge elettorale, il vertice slitta a domani. Maggioranza sempre più nel caos

19 Nov 2019 18:22 - di Michele Pezza
legge elettorale

Legge elettorale, è subito stop. Fonti parlamentari hanno infatti lasciato trapelare che il vertice di maggioranza, inizialmente fissato per stasera, è stato rinviato alle 20 di domani. Un aggiornamento a 24 ore non è la fine del mondo. Ma in questo caso contribuisce ad alimentare il sospetto che il dossier sulla legge elettorale sia destinato ad aggiungersi al già fittissimo cahiers de doléances che turba i sogni e le prospettive della maggioranza giallo-rossa. La sensazione che Pd, M5S, Iv e Leu rappresentino una compagnia occasionale e non una vera e propria compagine legata da un programma si solidifica sempre di più in certezza.

Giallo-rossi divisi ormai su tutto

Sullo sfondo di una manovra economica ancora da approvare (e per molti versi ancora da definire) si staglia infatti la vicenda dell’ex-Ilva di Taranto con annessi i tormenti che agitano la casa grillina. Come se non bastasse, Di Maio deve vedersela  anche con i suoi della commissione Finanze della Camera che gli hanno chiesto un vertice di maggioranza sul Mes, il fondo salva-Stati. Un attacco frontale al loro capo che li mette nella scia di Salvini e della Meloni, i primi a censurare la riforma del Mes siglata da Conte senza consultare il Parlamento. Sull’altro lato della maggioranza, quello sinistro, tiene intanto banco la rivalità tra Pd e Italia Viva. Renzi vuole fare campagna acquisti nel suo ex-partito. Per tutta risposta Zingaretti fa trapelare che è pronto a pigiare il pulsante del voto anticipato.

La legge elettorale è la madre di tutte le battaglie

Una prospettiva che terrifica l’intera maggioranza. Prova ne sia che il loro vero e unico collante resta l’anti-salvinismo. Con quello riescono ancora a mascherare l’ansia per il mantenimento della poltrona con lo spauracchio dell’uomo solo al comando, i pieni poteri, il sovranismo e compagnia cantante. Infine, la legge elettorale. È questo, in fondo, la madre di tutte le battaglie. Perché è esattamente lì che i partiti di maggioranza – chi più, chi meno – tenteranno di mettersi in sicurezza. Sempre che, beninteso, non si squaglino prima.

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