Lamorgese nega pure l’evidenza: “L’allarme sicurezza è solo una percezione”
«Non c’è nessuna emergenza sicurezza, il problema è la sicurezza percepita». Lo dice il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, intervistata alla Festa del Foglio a Firenze. La responsabile del Viminale non cita direttamente i media, ma lascia intendere che la colpa è dei tg.
Lamorgese si trincera dietro le statistiche. Delitti efferati, degrado nelle grandi città, sono solo una percezione. Un punto di vista singolare, sul quale farebbe bene a confrontarsi con la ministra della Difesa uscente, Elisabetta Trenta, che per difendere il diritto ad alloggiare in un appartamento a San Giovanni, ha dato la colpa proprio l’allarme sicurezza a Roma. Ha descritto, infatti, il Pigneto, il quartiere romano dove vive, «ostaggio degli spacciatori e dei delinquenti».
Lamorgese e le statistiche lette in modo parziale
Inutile dire che le statistiche possono essere lette, come il famoso pollo di Trilussa, nella maniera che uno preferisce. L’Italia non è così sicura, come si evince dalla statistica del Sole 24 ore. Prendiamo la Capitale. Si sono registrati venti omicidi volontari nel 2015, dieci nell’anno 2018, ma siamo già quota 12 nell’anno in corso. E tra questi delitti ricordano tutti l’omicidio in pieno giorno di Fernando Piscitelli, detto Diabolik, di Luca Sacchi, ucciso per strada in circostanze ancora non chiare. Tutti sanno che c’è una guerra tra bande, quotidiana. Con morti e feriti. Insomma, la media risale decisamente rispetto all’anno passato. Segno che almeno Roma, dove vive la stessa Lamorgese, è meno sicura rispetto all’anno scorso. Prendiamo altre statistiche che proprio il ministro dell’Interno, in quanto donna non dovrebbe sottovalutare. Nella Capitale, infatti, i casi di violenze sessuali sono in aumento. Molestie e violenze sessuali sono cresciuti infatti del 24%: i procedimenti nel 2018 sono stati 789 rispetto ai 633 del 2017. Aumentano anche le ipotesi di violenza sessuale di gruppo: salite da 11 a 19.
“Terrorismo islamico? Eviterei di usare questo termine”
Ma la responsabile del Viminale, nell’intervista al Foglio fa la guerra anche alle definizioni politicamente sconvenienti. “Eviterei di parlare di terrorismo islamico”. Si dica piuttosto “terrorismo internazionale”. Una definizione che ci fa sentire tutti più sereni.
Lamorgese: “I migranti irregolari? Non so quanti sono ma non mi allarmo”
Ma è l’immigrazione, inevitabilmente, il nodo centrale del tema sicurezza. Ovviamente non si può usare la parola clandestini. “Gli irregolari? Se le dicessi che abbiamo i nomi di tutti quelli che sono in Italia le direi una cosa non vera – ammette Lamorgese – Per anni non c’erano le procedure adatte a censire chi arrivava. Ora in Italia ci sono, come il sistema Eurodac. Ma preferirei comunque non mi imbarcarmi nel dire i numeri degli irregolari presenti nel nostro Paese, che potrebbero essere smentiti”. “Posso dire – e qui il ministro manda un messaggio chiaro agli allarmisti – che da qualche anno a questa parte la situazione è sotto controllo. L’Italia è uno dei paesi che ha affrontato meglio la crisi dei migranti, che è strutturale. Servono misura e pacatezza, ma la situazione è gestibilissima». Insomma, la situazione sarebbe tutto controllo. Ci permettiamo di avere molti dubbi.
In Unione Sovietica, quando i Piani Quinquennali fallivano sistematicamente si usavano le stesse espressioni.