Imu, nelle pieghe della manovra si nasconde il possibile aumento. Ecco lo stratagemma utilizzato

5 Nov 2019 16:57 - di Redazione
Imu

Imu, la tassa più odiata dagli italiani preoccupa i proprietari di case. Perché, seppure nella legge di bilancio non è previsto un aumento, vi sono i presupposti perché questo si verifichi. Tutto dipenderà dai Comuni e dalle scelte impositive delle amministrazioni locali.

L’Imu viene infatti accorpata con la Tasi. “L’aliquota di base – scrive Qui Finanza – è fissata all’8,6 per mille, aumentando rispetto al 7,6 per mille attuale. I sindaci giocheranno un ruolo di primo piano, poiché la  Legge di Bilancio lascia agli amministratori comunali la facoltà di elevare l’aliquota fino al 10,6 per mille.Solo nel 2020 l’aliquota potrà essere alzata fino all’11,4 per mille. Saranno i consigli comunali, con apposite delibere, a stabilire le aliquote da applicare. Gli stessi Comuni potranno decidere di azzerare l’aliquota, e potranno farlo anche su ville, castelli e abitazioni di pregio, che pagano l’imposta anche in caso di prima casa”.

Imu, le critiche di Confedilizia

Da Confedilizia arrivano severe critiche. “La nuova patrimoniale sugli immobili delineata nella manovra è peggiore delle due attuali – dice il presidente Giorgio Spanzani Testa -l’Imu e la Tasi. Oltre a non essere sfiorato dall’idea di ridurre questo carico di tassazione insopportabile, il Governo peggiora la situazione in vari modi”. Se dovesse restare così la nuova formulazione della tassa Imu+Tasi farebbe “scomparire qualsiasi collegamento ai servizi, presente ora nella Tasi; aumenta la tassazione sui proprietari di immobili affittati, scaricando su di essi la quota di imposta che nella Tasi era a carico degli inquilini; mantiene imposizioni vessatorie come quelle sugli immobili inagibili e su quelli sfitti per assenza di inquilini o acquirenti”.

L’unificazione dell’Imu e della Tasi, cela, in fieri – scrive Il Tempo un rialzo della tassazione. La possibilità sta “in un passaggio della Relazione tecnica che accompagna il testo. Con l’unificazione delle due imposte torna in capo al proprietario anche la parte di Tasi riservata dalla legge all’affittuario. Che dal 2015 era esente dal pagamento del tributo. Ora l’agevolazione, con la soppressione della Tasi non c’è più e la quota potrebbe ricascare sul proprietario”.

 

 

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