Ilva, tremano anche i lavoratori degli altri stabilimenti. Domani sciopero a Novi Ligure
Non solo Taranto. Anche a Novi Ligure e negli altri stabilimenti c’è preoccupazione per il futuro degli impianti ex Ilva, oggi gestiti dalla stessa ArcelorMittal. I sindacati hanno indetto per domani 24 ore di sciopero in difesa dello stabilimento piemontese e degli oltre 700 dipendenti diretti e dell’indotto. La protesta si articolerà in 8 ore per turno con presidio davanti alla fabbrica e davanti alla Prefettura di Alessandria. I sindacati chiederanno che, qualunque tipo di confronto il governo pensi di attivare con ArcelorMittal, coinvolga le sigle sindacali e i lavoratori.
Lo sciopero all’ex Ilva di Novi Ligure
Lo sciopero è stato indetto in particolare da Fim, Fiom, Uilm e Rsu del sito, che domani chiederanno anche un incontro con il prefetto. “L’accordo sottoscritto l’anno scorso presso il Mise – hanno ricordato – è stato frutto di una lunga trattativa e aveva già lasciato migliaia di lavoratori fuori, in Cigs”. “Pensare di rimettere in discussione quell’equilibrio basato su un piano industriale ed ambientale in cui ArcelorMittal si era impegnato a mantenere l’occupazione e la produzione dell’acciaio da Taranto a Genova, Novi, Racconigi, Marghera, non è accettabile. E soprattutto non può avvenire senza che i lavoratori siano informati di ciò che si sta discutendo”. “Chiediamo alla cittadinanza, alle istituzioni e tutte le forze politiche e sociali – hanno concluso – di scendere in campo a fianco dei lavoratori“.
Toti: «In Liguria siamo molto preoccupati»
Sul tema è intervenuto anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti. La situazione dell’Ilva “ci preoccupa moltissimo come Liguria. L’Ilva a Genova ha già pagato il prezzo per una trasformazione importante, la riambientalizzazione, e non verremmo pagarne un secondo per imperizia e inconcludenza di questo governo”. “Ci interessa come italiani – ha aggiunto Toti – perché rinunciare alla produzione dell’acciaio in un mondo che attorno all’acciaio sta facendo durissime battaglie rischia di penalizzarci strategicamente moltissimo”. “C’era – ha aggiunto il governatore ligure – un piano che prevedeva il risanamento di Ilva attraverso una competitività di mercato e la capacità di un gruppo, cioè Mittal, di produrre acciaio in Italia e lavorarlo poi negli stabilimenti di Genova e di Novi”. “L’azienda – ha sottolineato ancora Toti – andrà comunque riambientalizzata. Qualcuno lo dovrà fare e non è detto che lo faccia in tempi più rapidi di quanto prevedeva l’accordo con Mittal. Oltretutto sarà fatto tutto con le tasche degli italiani, come avviene con Alitalia. Quindi – ha concluso Toti – non vedo quale vantaggio ci sia”.