Di Battista sperona il governo: il M5S alzi il tiro sulle fondazioni. Il Pd: se questa è la linea non ci stiamo
Alessandro Di Battista torna a farsi vivo. E lo fa in un momento di crisi profonda del M5S. Di Battista rilancia la sua linea barricadera in un’intervista a Il Fatto. “Io penso che il Movimento debba alzare il tiro su determinati temi, come la giustizia, il Mes e le fondazioni dei partiti. Luigi Di Maio lo sta facendo e io sono dalla sua parte, lo sostengo in questa linea”.
E ancora: “Voglio che il Movimento porti avanti le sue battaglie, come la revoca delle concessioni ai Benetton. Su questo noi 5Stelle ci giochiamo il futuro”, aggiunge Di Battista. Sul tema del Mes poi sottolinea: “Rispetto il presidente Conte, ma su questioni dirimenti” come il fondo salva Stati “deve essere sovrano il Parlamento. Se io fossi un eletto, voterei contro il Mes: questo accordo così com’è rischia di spalancare le porte alla troika. L’Italia deve alzare la voce”.
Tornando sulla sua intervista in un post su Fb, Di Battista va all’attacco di Matteo Renzi e di Italia Viva: “Renzi e Salvini, i ‘Matthews’, sono incredibilmente simili, sulla politica economica, sulle privatizzazioni e sulla politica estera la pensano allo stesso identico modo”. E torna a chiedere al M5S di accelerare “sul recupero dell’Imu non versato dagli istituti religiosi. Vedrete che i renziani passati a Italia ‘Morta’ o quelli lasciati a fare politicamente da ”palo” nel PD in Parlamento voteranno tutte le nostre proposte anche perché, se si dovesse andare ad elezioni adesso, non solo prenderebbero meno voti di Calenda ma molti di loro perderebbero l’immunità parlamentare e mai come ora credo ne abbiano bisogno…”.
Una posizione giudicata come un siluro all governo giallo-rosso. Tanto che il senatore piddino Andrea Marcucci avverte Di Maio e Grillo: “Il M5S ha una certezza, se seguisse le indicazioni di Di Battista, provocherebbe sicuramente un problema insormontabile per il governo. Di Maio e Bonafede devono sempre ricordarsi che sono ministri in un governo di coalizione”.