«Brindiamo, non piangiamo per gli agenti uccisi»: vergognoso sit-in anti-polizia a 1 mese dalla strage di Trieste

21 Nov 2019 16:34 - di Martino Della Costa
agenti uccisi a Trieste

I comizianti insistono. E rincarano la dose. Ad ogni frase. Ad ogni aggettivo scelto per definire la strage e le sue due vittime, si rincara la dose dell’odio sociale e del veleno propagandistico. I passanti sono sempre più increduli. Gli oratori ribelli sempre più brutali. Per loro, gli agenti uccisi Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, avrebbero svolto «un lavoro da mercenari». Per questo, a detta dei comizianti, «non tutti hanno scelto di comprare i fiori da mettere sulla scalinata della questura, simbolo dell’oppressione». E del resto, insistono con un paragone improponibile: «Le persone che muoiono lungo i nostri confini. In carcere. Gli ultimi, non meritano lo stesso dolore e rabbia?».

Una vergogna inaccettabile. Si segue la pista dell’iniziativa anarchica

Una vergogna inaccettabile. Il resto è cronaca. La cronaca di una strana iniziativa di cui non si comprende il senso. Non si conoscono i promotori. E neppure i partecipanti. Di più: a quanto riferisce Il Giornale a riguardo, non si sa neppure «quando sia avvenuto (forse sabato scorso)». Secondo quanto risulta al quotidiano diretto da Sallusti, «la Digos starebbe già indagando sull’accaduto. La pista dovrebbe essere quella anarchica, visto che nel video si nota uno striscione con scritto “La Libertà non si ingabbia” e l’inconfondibile simbolo dell’anarchia». Chiarissimo ed evidente, però, l’odio che trapela nel duro affondo finale dei presunti anarchici riunitisi in sit-in…

Terminologia e accuse da “ribelli” di mezzo secolo fa…

«Nei bar della città – si sente nel video – i brindisi ci sono stati per la morte dei due poliziotti. Una parte della città non piange perché sa cosa ogni giorno gli uomini in divisa fanno a chi si ribella». Loro, antagonisti sempre. Kompagni indefessi, pure, rivendicano di far parte di quella fazione. Perché, sottolinea Il Giornale utilizzando le virgolette, «non sono come la “massa addomesticata”: loro non versano lacrime per gli agenti morti per difendere la sicurezza dei cittadini. No. Loro no: non verseranno mai una lacrima per chi sceglie «di difendere consapevolmente gli interessi di chi ci opprime». Termini, riferimenti accuse vecchie e stantie, funzionali a un astio sempreverde. E sempre intollerabile.

Commenti

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  • maurizio pinna 21 Novembre 2019

    Sentono certi discorsi, fatti persino dal Clero, e allora ci danno dentro. I meno giovani ricorderanno il famoso slogan dei compagni «Fascista, basco nero, il tuo posto è il cimitero», «Attento poliziotto, è arrivata la compagna P38». Non è cambiato niente.