«Brindiamo, non piangiamo per gli agenti uccisi»: vergognoso sit-in anti-polizia a 1 mese dalla strage di Trieste

21 Nov 2019 16:34 - di Martino Della Costa
agenti uccisi a Trieste

Una vergogna che perpetra l’orrore. Fuori del carcere dove è detenuto Alejandro Augusto Stephan Maran, l’assassino sudamericano di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti uccisi il 4 ottobre scorso all’interno della questura triestina, un manipolo di personaggi non meglio individuati, armato di megafono, comincia a leggere un testo irriferibile. Una serie di sproloqui in cui si fa riferimento a una fazione cittadina che, a seguito dell’eccidio, avrebbe «brindato» alla mattanza… Lo sconcerto dei cittadini è tanto e tale che, tra i passanti, c’è chi riprende lo scempio. E lo immortala in un video. Un video che il Giornale – che all’increscioso evento ha dedicato un ampio servizio – pubblica a corredo del pezzo (e che non abbiamo linkato poco sotto).

A 1 mese dalla strage in questura, scioccante comizio contro la polizia

Incredibile ma vero: a un mese da quella tragica sera. Invece di ricordarne il sacrificio, e di dedicare alle vittime un momento di doloroso ricordo, c’è chi approfitta della ricorrenza per gridare altro odio. Spargere altro orrore sul sangue versato. Frasi inaccettabili che traducono un astio ingiustificato. E a testimoniarlo il video choc che il quotidiano milanese diretto da Sallusti posta in esclusiva. Un video che, grazie all’iniziativa di un passante evidentemente attonito, registra passaggi di un discorso confuso che in alcune sue parti recita (e Il Giornale riporta e sottolinea): «Qualcuno dice che di fronte a fatti del genere si sta zitti (perché) delle vite umane sono state uccise. Che solo la voce di Stato si deve sentire. Ma questo a noi non ci sta bene. Non ci sta bene perché noi le lacrime per i due poliziotti uccisi non le versiamo».

Accuse deliranti e astio da ribelli anacronistici

E ancora: «I due caduti hanno deciso di impugnare le armi servendo lo Stato – continua la capopopolo –. La loro era una scelta consapevole. C’è chi lo fa per lo stipendio, chi perché crede di dare una mano, chi vuole un minimo di potere. Sono caduti facendo quello che facevano: cioè un servizio che danneggia la libertà».

Commenti

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  • maurizio pinna 21 Novembre 2019

    Sentono certi discorsi, fatti persino dal Clero, e allora ci danno dentro. I meno giovani ricorderanno il famoso slogan dei compagni «Fascista, basco nero, il tuo posto è il cimitero», «Attento poliziotto, è arrivata la compagna P38». Non è cambiato niente.