Bordata Pd a Renzi: “Ha mandato 160 dipendenti a casa e intanto raccoglieva milioni per Open”

30 Nov 2019 11:02 - di Redazione
renzi

Mentre “da segretario (del Pd, ndr) cercava le risorse per la sua Fondazione Open, allo stesso tempo, sempre da segretario, metteva in cassa integrazione nel 160 dipendenti del suo partito”. La bordata più forte a Matteo Renzi, alle prese con l’inchiesta sul presunto finanziamento illecito, arriva dagli (ex) amici del Pd. E, in particolare, dal tesoriere Luigi Zanda, che ha spostato l’attenzione dalla questione giudiziaria a quella etica. “Dell’indagine so poco o nulla”, ha detto, chiarendo che però, prima ancora dei risvolti di cui deve occuparsi la magistratura, “c’è una questione di etica politica”.

Renzi inchiodato a “una questione di etica politica”

“Da segretario e da senatore del Pd Renzi ha raccolto risorse molto rilevanti di 7 o 8 milioni convogliandole alla Fondazione Open, che finanziava le sue attività politiche. Come segretario del Pd avrebbe dovuto riflettere sull’evidente situazione di conflitto in cui si trovava“, ha spiegato Zanda in un’intervista a Repubblica. “La fatica del segretario di un partito deve essere diretta a trovare risorse per il suo partito. Invece – ha sottolineato il senatore dem – da segretario cercava risorse per la sua Fondazione Open. Allo stesso tempo, però, sempre da segretario, metteva in cassa integrazione ben 160 dipendenti del suo partito, peraltro al verde per via della campagna per il referendum costituzionale del 2016″. “Abbiamo dovuto tenere insieme l’assenza di risorse, la cassa integrazione e – ha ricordato Zanda – le esigenze di un partito che svolge un’azione politica importante”.

Pd e M5S distanti anche su Open

Il tesoriere del Pd si è detto comunque “contrario alla commissione d’inchiesta che Di Maio ha proposto. Penso che quando indaga la magistratura, il Parlamento debba lasciarla lavorare“.

Quanto alle accuse mosse da Renzi alla magistratura, “penso che su questo procedimento l’autorità giudiziaria debba fare conoscere le ragioni di tante perquisizioni e di tanti sequestri di telefoni, perché l’opinione pubblica deve essere rassicurata sul fatto che ci siano forti motivazioni per un’azione così imponente”.

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