Alitalia, nuova fumata nera. Bisignani: «Servono 3 miliardi. Ma il sistema Paese fa scappare gli investitori»

22 Nov 2019 13:06 - di Redazione
Alitalia

Ancora nubi su Alitalia. Il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera è saltato ancora. I termini per la presentazione delle offerte vincolanti non sono stati rispettati e il pesante dossier è destinato ancora a slittare. Ora si aspetta la valutazione dei commissari straordinari. Tempi supplementari, si parla di due o 3 settimane, fino al 15 dicembre.

Salvataggio Alitalia nel caos

«Per il riavvio di Alitalia sarebbe avere una disponibilità di almeno 3 miliardi di euro. E questo perché  l’odierna struttura ha un costo troppo alto nel medio. E la compagnia è molto incardinata sul medio raggio». La preoccupante stima è dell’ex amminitratore delegato di Alitalia, Giovanni Bisignani. Costi altissimi che non possono competere  con la  concorrenza agguerrita delle low cost.  «La strada obbligata è quella di crescere sul lungo raggio. Che è l’unico mercato  dove, invece, Alitalia è deficitaria».

Il sistema Paese mette in fuga gli investitori

Un circolo vizioso. L’unica speranza per evitare il fallimento è l’ingresso di una grande compagnia. Un partner come Delta o Lufthansa. Ma il sistema Paese e la politica economica del governo giallorosso non sono i più adatti a sedurre gli investitori. «Anche se ci fosse l’interesse per Alitalia – dice l’ex ad – il vero problema è che ci sono grosse difficoltà a investire. In generale quella dell’Italia viene vista come una situazione molto deteriorata. Le pagine dei giornali parlano tutti i giorni dell’Italia e questo non sfugge a chi deve investire».

Difficile l’intervento dell’Europa

È un vero peccato, sottolinea Bisignani. «Non possiamo pensare che un Paese come l’Italia, con una fortissima vocazione turistica, possa rimanere senza una compagnia di bandiera». All’orizzonte, però, non si vedono soluzioni. «Alitalia ha già avuto forti prestiti e sarebbe difficile che Bruxelles ne autorizzi altri».

Il premier Giuseppe Conte dà generiche assicurazioni, declinate al futuro. «Il governo si sta impegnando e si impegnerà per una soluzione di governo industriale. Un salvataggio con le toppe o soluzioni provvisorie lascia il tempo che trova. Ee non offre le possibilità sviluppo che vogliamo offrire al Paese».

Salta la possibile cordata

Nel corso dell’ultima settimana le cose si sono complicate per la compagnia aerea. Atlantia ha comunicato la sua intenzione di ritirarsi dal dossier (almeno momentaneamente). E su Atlantia si è abbattuto un nuovo attacco di Luigi Di Maio: «I morti del ponte Morandi non si barattano con nessuno. Non sono nella mente dei Benetton, ma sicuramente è un comportamento poco serio. Prima hanno fatto di tutto per entrarci e ora dicono che non ci sono le condizioni».

I tedeschi di Lufthansa hanno confermato la volontà di dialogo mettendo però dei paletti (sì all’alleanza commerciale, no a un vero e proprio investimento).

L’ultima a intervenire sul salvataggio Alitalia è stata Ferrovie dello Stato, che ha ribadito la sua intenzione di partecipare al rilancio oltre che la sua attuale e futura partecipazione alle discussioni sul dossier. Ma ha rimesso la questione nelle mani dei commissari.

I sindacati annunciano uno sciopero

Sempre alta la tensione sul fronte sindacale. «Chiediamo al Presidente del Consiglio di confermare gli impegni assunti nei mesi scorsi. E di mettere fine allo stallo dovuto alla querelle fra i potenziali azionisti del consorzio di cui Ferrovie è capofila», dicono le segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti. Che hanno dichiarato per il 13 dicembre prossimo uno sciopero di 24 ore di tutto il trasporto aereo.

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 23 Novembre 2019

    Povera ALITALIA , chissa’ come si stara’ rivoltando nella sua bara il fu Ing. Bruno Velani che porto’ il nome di questa Compagnia per il Mondo. Fin dal 1957 quando si fuse con la LAI. Si utilizzarono aerei da storia, Fiat G12, SM95 Savoia Marchetti,
    Avro Lancastrian. Poi DC3 e 4, DC6 e 7, fino ai primi jet, Caravelle, DC8 , MD11, B747. Qui’ dovrebbero fare MEA CULPA i sindacati e il governo, principalmente quest’ultimo che si sta’ passando la patata bollente tra pseudo manager, direttori e periti tecnici che di aerei non ne conoscono un’acca ne tanto meno le strategie per riempirli e portarli a profitto. Non vogliamo certo che la nostra AZ, faccia parte delle scomparse come Pan Am, Panagra Grace, Braniff, Eastern, North West, Caledonian, TWA ecc,ecc.

  • Giuseppe Forconi 23 Novembre 2019

    Cari sindacati, scioperate pure, tanto chi ci va di mezzo e’ sempre il lavoratore.
    Sindacati…..Puahhhhh !! Siete lo schifo organizzato le sanguisughe di chi lavora. Grazie a voi l’AZ e tante altre compagnie stanno fallendo per la vostra boriosa voglia di rompere sempre tutti gli schemi (tanto per non cadere nel volgare), abituati da sempre a sfruttare il prossimo coperti dalla meravigliosa bandiera rossa con quella schifosa falce e martello, che dovrebbe rappresentare il lavoro, ma voi al lavoro ci sputate sopra e volete solo il pane. Ma arrivera’ anche per voi il giorno ( sempre con il pugno chiuso) vi batterete il petto per un profondo “MEA CULPA”.