Trieste, la verità che nessuno dice: solo uno straniero avrebbe osato sparare in questura

5 Ott 2019 14:58 - di Ezio Miles

La tragedia della questura di Trieste è così assurda da mozzare il fiato. Nella ricerca delle responsabilità, sono finite sotto accusa le fondine usurate. O la formazione degli agenti. Sono questioni fuorvianti, che comunque rimandano alle risorse pubbliche destinate alla sicurezza. Un tema serio, certamente. E sul quale la destra si batte da anni.

Ma in quello che è successo ieri a Trieste c’è dell’altro. Il problema vero tutti lo pensano, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Per non buscarsi i fulmini dell’Inquisizione politically correct. E per non subire l’accusa di razzismo. Si tratta del fatto che solo a uno straniero (nella fattispecie un dominicano) sarebbe venuta mente l’idea demenziale di sparare in una questura. Come se si trovasse in un film d’azione di quart’ordine. O in un videogioco.  Tant’è che non ci sono precedenti simili in Italia.

E il primo caso s’è per l’appunto verificato nel tempo in cui l’Italia  è sottoposta a massicci flussi migratori. Soprattutto da Paesi, come Santo Domingo, dove l’autorità dello Stato può essere percepita in modo assai più flebile che in un Paese europeo. Pensiamo ai terrificanti precedenti di quell’area geografica. Pensiamo ai casi di Stati che  si trovano o che  si sono trovati sotto ricatto della criminalità organizzata come il Messico o la Colombia. Casi impensabili anche per un Paese devastato dalle mafie com l’Italia. Perché anche il criminale italiano più incallito ha interiorizzato l’idea che lo Stato è comunque il “più forte”. Non è il caso di scomodare il Leviatano di Hobbes. Ma, a nessun delinquente nostrano verrebbe in mente di scatenare il Far West in questura.

Per una beffarda coincidenza, il giorno stesso del fattaccio di Trieste il capo della Polizia Franco Gabrielli ha diffuso i dati sulla criminalità in Italia :diminuisce il numero generale dei reati, ma aumentano quelli commessi da immigrati. Come volevasi dimostrare…

Commenti

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  • Giovanni 6 Ottobre 2019

    Ho pensato le stesse cose descritte nell’articolo di Ezio Miles, solo uno straniero poteva fare una cosa simile!!!
    Spero che questo incidente risvegli le menti assopite dei nostri attuali politici al governo!!!!

  • sergio 6 Ottobre 2019

    Ho molta pazienza…….seduto sulla riva del fiume sono in attesa………so che prima o poi si andrà a votare…….

  • Concetto Baronessa 6 Ottobre 2019

    Il cardinale Giacomo Biffi ebbe a dire che, se immigrati devono proprio venire, è meglio che vengano quelli che condividono la nostra cultura: ebraico-cristiana e umanistica. L’essere umano si qualifica come tale per la cultura e la moralità. Qui da noi ormai si guarda solo al puro dato vegetativo: forza-lavoro a bassissimo costo e dentro tutti, pure i pazzi e i criminali. Tanto a questa varietà zoologica sono i comuni cittadini e, appunto, gli agenti di polizia ad essere esposti. Lor signori, grandi finanzieri speculatori e politicanti loro tirapiedi se ne stanno al sicuro.

  • Giorgio 5 Ottobre 2019

    Condanno qualsiasi forma di razzismo.
    Ma un paese che non è in grado di proteggere i suoi confini,la sua identità,
    I propri cittadini è destinato a sparire.
    Se io vado a casa di una persona,chiedo permesso prima di entrare.qui mi sembra che il vero problema siamo noi ITALIANI.Dobbiamo andarcene.
    Prima o poi si dovrà votare…….

  • Albert 2019 5 Ottobre 2019

    Come sempre, in questi casi, scatta subito il tentativo dei media e poi dei magistrati di minimizzare il crimine degli stranieri con la scusa della “follia”. Lo fecero per Kobobo, per l’ucraino che uccise a pugni una passante, ecc. Per uno stupratore africano il giudice addirittura scrisse che nella sua “cultura” lo stupro non era così grave, e per il dirottatore dell’autobus di Milano venne fuori Livia Turco a dire che “bisognava capire”. Ora stanno facendo passare i poliziotti di Trieste per dei poveri sprovveduti, e Cerciello come “colpevole” di essersi fatto accoltellare. Ancora una volta viene fuori lo schifo di una sinistra che odia la polizia e la sicurezza della gente.