Terrorismo, allarme di Bruxelles: nelle carceri della Ue migliaia di radicalizzati islamici
Terrorismo nelle carceri dell’Unione europea. In Europa “dobbiamo concentrarci sul lavoro sulle prigioni. Si stima che ci siano circa mille e cento persone in prigione oggi per reati di terrorismo in Europa. E che circa il doppio, in carcere per altri reati, si siano radicalizzate in prigione“. Lo ha detto il commissario europeo all’Unione della sicurezza Julian King a Bruxelles. “Questa – ha aggiunto – è una sfida molto consistente, sulla quale dobbiamo rimanere concentrati. La affrontiamo con reti di esperti che condividono le esperienze in tutta Europa. Dobbiamo affrontare la radicalizzazione in prigione e per gli ex detenuti, quando escono. Continueremo a sostenere i programmi in vigore negli Stati membri”, ha poi concluso.
La Ue non rinuncia ad attaccare Assad
La Ue però non smette di avventarsi contro il suo nemico Assad. Livida pe rla vittoria di Assad contro l’Isis, lo attaccanuovamente. C’è il serio “rischio” che il presidente siriano “metta le mani” sui foreign fighters europei prigionieri delle forze dell’Ypg e che li utilizzi come “merce di scambio”. In un fantomatico negoziato politico con l’Occidente. A paventarlo fantasiosamente è il coordinatore antiterrorismo dell’Ue Gilles De Kerchove. Sul tavolo delle autorità dei Paesi europei, dice, c’è certamente “la questione di coloro che sono partiti per combattere in Siria e in Iraq con Daesh. E che ora sono detenuti oggi dai curdi”. Si tratta di “un problema politico complesso”, tenta di spiegare. C’è il rischio, sottolinea, che ora le prigioni “siano meno controllate dai curdi e che queste persone possano scappare”.
Terrorismo, la Ue ha trascurato i foreign fighters
De Kerchove ricorda che gli Stati Ue non hanno voluto che ci fosse una politica europea sulla questione dei foreign fighters. La questione è “politicamente estremamente sensibile” e riguarda la sicurezza nazionale”. L’alto funzionario Ue sottolinea che “il punto è quanto a lungo i campi saranno ancora controllati dai curdi. E quando il governo di Assad prenderà il controllo di questi campi e di queste prigioni. Dunque, se abbiamo un periodo di 1-2-3 mesi, abbiamo 1-2-3 mesi per lavorare d’anticipo su questo problema”. “Dunque se Assad, e non sappiamo quando, recupererà il controllo del Rojava, oggi ancora controllato dai curdi, potremmo vedere uno scenario di questo genere”. Per questa ragione, conclude De Kerchove, “abbiamo lavorato enormemente nell’Ue per rafforzare la nostra capacità di rilevare i passaggi alle frontiere esterne”.