Strage di Pescopagano, 29 anni per una sentenza, ergastolo al boss La Torre: fece 5 morti
Ci sono voluti 29 anni dalla strage di Pescopagano per emettere la sentenza che oggi ha condannato il boss della camorra, Augusto La Torre, all’ergastolo e Tiberio la Torre a 20 anni.
L’incredibile ritardo con cui la Giustizia è arrivata al traguardo è dovuto a problemi di estradizione per alcuni degli imputati.
Era il 24 aprile del 1990 quando, nella strage di Pescopagano , al bar “Centro”, vennero uccise cinque persone, quattro immigrati – tre tanzaniani e un iraniano – e un italiano, Alfonso Romano, padre di sei figli.
Sette i feriti. Fra loro, oltre a tre tunisini e un turco, anche un bambino di 14 anni Francesco, colpito assieme al padre, il titolare del bar “Centro”, Vincenzo Bocchetti.
Francesco, ferito gravemente alla spina dorsale nel corso della sparatoria, rimarrà paralizzato. Era al bar Centro per tenere compagnia al padre che gestiva l’esercizio commerciale.
I sicari del clan La Torre arrivarono nel bar di Pescopagano, una frazione di Mondragone, armati con fucili e mitragliette.
Gli obiettivi erano alcuni immigrati i quali erano al centro di giri di droga.
In particolare il mandato del boss Antonio Bardellino al gruppo di fuoco era quello di bloccare la vendita di droga nella zona tra Castel Volturno e Mondragone.
Il conflitto era nato fra le due principali organizzazioni malavitose del posto: il clan Torre, che gestiva da anni l’intero territorio, ed i Casalesi.
I killer fecero fuoco in maniera indiscriminata sui presenti, senza preoccuparsi troppo di chi veniva colpito.
I primi a morire furono Naj Man Fiugy, un ragazzo iraniano che era entrato al bar per giocare al biliardo, e Alfonso Romano.
Altre sei persone rimasero ferite.
Romano era presente nel bar Centro di Pescopagano per puro caso. Ed era estraneo alla criminalità organizzata.
Imbianchino, stava tranquillamente bevendo una birra quando entrarono i killer.
Nei giorni precedenti la strage era comparso in un filmato della Rai, aveva chiesto la testa degli extracomunitari.
Subito dopo il gruppo di fuoco rivolse le armi su altri quattro stranieri. Che erano a bordo di una Fiat 127 parcheggiata vicino all’esercizio commerciale.
Haroub Saidi Ally, Ally Khalifan Khanshi, Hamdy Salim rimasero uccisi.
Il quarto occupante della vettura rimase ferito ma si salvò miracolosamente.
I primi arresti scattarono a diciassette anni dalla strage di Pescopagano. Li firmarono due magistrati della Dda, Giuseppe Noviello e Raffaele Cantone. Che, poi, diventerà presidente dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione.