Strage di Bologna, rinviato di una settimana l’esito del Dna della Fresu
14 Ott 2019 18:38 - di Massimiliano Mazzanti
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo in merito al processo sulla strage di Bologna. Caro Direttore, questa mattina, la consulente incaricata – una donna, capitano dei Carabinieri del Ris di Roma – ha scritto alla Corte d’Assise di Bologna per chiedere ancora 7 giorni di tempo per depositare la perizia di comparazione dei “dna” relativi ai resti umani attribuiti a Maria Fresu. Il presidente Michele Leoni avrebbe accolto la richiesta. Pertanto, bisognerà attendere un’altra settimana. La strage di Bologna, a quel punto, avrà svelato l’ultima dinamica ancora oscura. La notizia è stata accolta con una certa sorpresa dai difensori dell’imputato, Gilberto Cavallini, per i quali il tempo già concesso per l’analisi appariva più che sufficiente per avere una risposta definitiva al quesito. Gli aspetti da chiarire, a questo punto, sono due. Se i resti attribuito a Maria Fresu sono effettivamente della donna praticamente dissoltasi nell’esplosione; se tutti e due i resti principali, tumulati insieme, appartengano alla stessa persona. Inoltre, i resti più consistenti – una parte di lembo facciale e parte di una mano – non appaiono compatibili – comparando con questi i dati ricavabili dalle autopsie – con le mutilazioni rilevate nei corpi delle altre vittime.
Maria Fresu e la strage di Bologna
Come riporta l’Adnkronos, alcuni giorni dopo la strage, sotto al treno fermo al binario 1, venne ritrovato un lembo facciale e alcuni capelli sui quali sono tuttora in corso gli esami esplosivistici dei periti incaricati dalla Corte di Assise di Bologna che sta processando, per la strage, l’ex terrorista dei Nar, Gilberto Cavallini. La difesa di Cavallini ha chiesto anche una perizia del Dna su quei resti attribuiti a Maria Fresu. Resti esumati dal cimitero di Montespertoli. La Corte d’Assise di Bologna l’ha accordata. L’esame del Dna si farà e chiarirà finalmente ogni dubbio. L’identità di quei resti forse aprirà un nuovo e più inquietante interrogativo. Se non appartengono alla Fresu, potrebbero quei resti appartenere a una ottantaseiesima vittima mai identificata ?