Spread: Grecia a pochi punti dall’incredibile sorpasso sull’Italia
“Faremo la fine della Grecia”. Alla fine potrebbe diventare un clamoroso augurio. L’incredibile sorpasso dell’economia ellenica nei confronti di quella italiana, è certificata in queste ore anche dal Sole 24 ore.
Ecco quanto riporta il quotidiano finanziario. «Ai livelli attuali lo spread tra Italia e Grecia – che nel 2016 sfiorava i 1.000 punti – ieri quotava ad appena 13 punti base (i titoli di Atene a 10 anni rendono l’1,23%). Certamente più per effetto del crollo dei tassi greci che non per l’impennata degli italiani. Resta il fatto che l’Italia continua ad essere cara. Paga un premio di 80 punti base rispetto alla Spagna e di 86 sul Portogallo. La nuova era dei tassi bassi ha ridato slancio ai Piigs, quel brutto acronimo con cui fino a qualche anno fa venivano etichettati Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Ma tra questi l’Italia è quello che arranca di più. E non è da escludere che, se dalla politica non arrivino chiari segnali di distensione, nelle prossime settimane la Grecia compia il clamoroso sorpasso».
Lo spread con la Grecia è sceso da mille a dieci punti
A questo si aggiunga il silenzio dei media sullo spread, tutt’altro che rassicurante «I rendimenti dei BTp tornano sui massimi da fine agosto. Il decennale italiano ha chiuso l’ultima seduta (28 ottobre 2019) all’1,11%, in rialzo di sette punti base rispetto ai livelli della vigilia. Lo spread con il Bund tedesco è salito a 145 punti, con una punta intraday in area 150». Quando c’era Salvini, il differenziale con la Germania era un problema. Con il Pd al governo, il problema non c’è più. Mattarella non è più preoccupato?
Ma l’aspetto che preoccupa è appunto la ripresa dell’economia greca nei nostri confronti. Non va sottovalutata, infatti, la promozione della Grecia da parte di Standard & Poor’s. Ha rivisto al rialzo il rating a «BB-» dal precedente «B» confermando altresì il giudizio di breve a «B». Gli elementi sono quindi parecchi. L’outlook positivo, le future riforme strutturali e la possibile ulteriore riduzione delle esposizione deteriorate nel sistema bancario. Tutti fattori che hanno stimolato l’ottimismo dell’agenzia. Nel frattempo, l’Italia resta ferma e rischia di scendere ancora un po’. Gli investitori sono preoccupati dalla precarietà di questo governo. Qualcuno avverta il Quirinale.