Omicidio Morganti, uno degli assassini è già ai domiciliari. La sorella: Emanuele ucciso di nuovo

17 Ott 2019 13:50 - di Redazione
Omicidio Morganti

Omicidio Morganti: Paolo Palmisani, uno dei tre condannati in primo grado (a 16 anni), ha ottenuto gli arresti domiciliari. Lo ha deciso la Corte d’assise di Frosinone che ha detto sì ai domiciliari per Palmisani, mentre ha respinto un’analoga richiesta per Mario Castagnacci. Emanuele Morganti morì il 26 marzo del 2017, davanti alla discoteca Mirò di Alatri,  massacrato di botte.

Nel branco che infierì sul giovane, davanti a una folla di centinaia di persone inerti e indifferenti, si distinsero appunto i tre condannati a 16 anni: Paolo Palmisani, Mario Castagnacci e Michel Fortuna. Assolto invece Franco Castagnacci, per il quale il pm aveva chiesto 24 anni.

La sentenza di primo grado già aveva fatto discutere: ci si aspettava una pena esemplare, l’ergastolo. Invece l’omicidio è stato derubricato da volontario a preterintenzionale. Gli assassini di Emanuele hanno avuto uno sconto di pena per la loro crudele impresa… Non contenti, se ne vogliono anche tornare a casa, in attesa che si concludano le fasi del processo. E uno ci è riuscito. Unica consolazione: non starà in Ciociaria, ma in provincia di Rieti.

La presentazione del libro “Emanuele nella battaglia”

La notizia riguardante Palmisani è stata resa nota nello stesso giorno in cui a Roma, alla libreria Feltrinelli di Via Appia, era fissata la presentazione del romanzo di Daniele Vicari, Emanuele nella battaglia (Einaudi). Erano presenti i familiari e la sorella Melissa non ha potuto fare a meno di accennare alla vicenda: “Emanuele ucciso per la terza volta”, ha detto. Melissa ha preso la parola per parlare del fratello e ha sottolineato che in questo disgraziato Paese nessuno tutela le vittime. “Noi siamo brave persone, ma le brave persone ormai sono una minoranza. La maggioranza è di chi decide di ammazzare uno perché gli sta antipatico tanto poi il modo per cavarsela lo trova. Invece mio fratello non torna più”.

La madre di Emanuele, Lucia Pica, ha chiesto a chi opera nel mondo del cinema e della letteratura di operare con l’arte per diffondere civiltà e rispetto. Per sconfiggere quella violenza cieca e brutale che gli ha portato via il figlio. Alla presentazione del libro c’era una folla commossa, le letture dal testo di Vicari fatte dall’attore Fabrizio Gifuni hanno emozionato il pubblico,  e hanno restituito un ragazzo, Emanuele, pieno di gioia di vivere, legatissimo alla sua famiglia e alla sua terra, con un forte valore dell’amicizia.

Un ragazzo normale che grazie al romanzo di Vicari assurge a personaggio universale e ci fa capire che dinanzi a quella violenza folle e irrazionale poteva esserci chiunque. E ancora, grazie alla sua storia diventata espressione artistica, Emanuele non è solo la vittima di un fatto di cronaca, ma rimane con noi come una presenza che ci interroga e ci intenerisce. Una presenza che inchioda alla disumanità i suoi aguzzini e ci ammonisce sulla bellezza della vita da non sprecare e da non sottovalutare.

 

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