Non ci fu rissa. Il procuratore generale: “Volevano uccidere Niccolò Bettarini”
28 Ott 2019 16:59 - di Redazione
Coltellate, calci e pugni. Non fu rissa ma un tentato omicidio. Volevano uccidere Niccolò Bettarini, il figlio di Simona Venturi e dell’ex calciatore Stefano. È il procuratore generale di Milano, Giulio Benedetti, a fare il punto delle indagini sull’aggressione al ragazzo avvenuta il primo luglio 2018.
Volevano uccidere Niccolò Bettarini
Volevano uccidere Bettarini junior i quattro giovani condannati a Milano in primo grado in abbreviato a pene comprese tra i 5 e i 9 anni di carcere. Per aver colpito il figlio dell’ex calciatore fuori dalla discoteca milanese Old Fashion. È lì che il ragazzo aveva trascorso passato la nottata con un gruppo di amici. La tesi è stata sostenuta dal procuratore generale nella requisitoria con cui ai giudici della Corte di Appello ha chiesto un lieve ritocco. Un ribasso leggero, per un errore di calcolo, della sentenza di primo grado. E quindi di rideterminare le pene per Davide Caddeo e Albano Jakej da 9 a 8 anni di carcere e da 6 anni e mezzo a 6 anni e 4 mesi. Chiesta la conferma dei 5 anni e 6 mesi per Alessandro Ferzoco e dei 5 anni per Andi Arapi. Le coltellate contro Bettarini “inferte in prossimità degli organi vitali” configurano per il rappresentante dell’accusa “il reato di tentato omicidio” e non rissa.
Prima dell’intervento del procuratore generale, uno dei quattro, Caddeo, ha voluto rendere dichiarazioni spontanee. «Mi spiace per quel che è successo – ha detto – non era mia intenzione, ma era solo per reagire a una provocazione». A questo proposito il sostituto procuratore generale ha fatto notare: «Anche se dessimo per scontato che Bettarini ha dato per primo un pugno, questo giustifica nove coltellate date per uccidere?». E poi, ha ricostruito il pg, che ha condiviso la sentenza di primo grado, «tutti hanno visto il coltello e tutti hanno continuato a pestare Bettarini».