Lo scandalo delle mail segrete della Clinton: accusati 38 dirigenti. E si apre lo scontro tra i dem
Sono 38 i funzionari accusati di aver violato le procedura di sicurezza nella vicenda delle mail segrete della Clinton. Ma non ci sono prove di deliberata malagestione di informazioni riservate. È questo il risultato delle indagini interne al dipartimento di Stato. Torna quindi d’attualità il famoso scandalo dell’uso della mail privata da parte della Clinton. Uno scandalo che ha pesato sulle fasi finali della campagna per le elezioni presidenziali del 2016.
Il risultato dell’indagine viene diffuso mentre il presidente Donald Trump ha ripreso gli attacchi su Twitter contro l’ex avversaria democratica, rinfacciandole fra l’altro proprio la vicenda delle mail.
Mail segrete della Clinton, il rapporto
Secondo il rapporto, diffuso dal senatore repubblicano Chuck Grassley, «non sono state trovate prove persuasive di sistematica o deliberata malagestione di informazioni riservate». Vi sono casi di «informazioni classificate trasmesse in maniera inappropriata». Ma nella grande maggioranza dei casi i funzionari «erano consapevoli delle politiche di sicurezza e hanno fatto del loro meglio per rispettarle».
Esaminate 33mila mail
Nell’ambito dell’inchiesta sono state esaminate 33mila mail. Sono i 38 funzionari o ex funzionari citati per aver violato le procedure dei sicurezza in 91 casi. Nessuno coinvolge però materiale “classificato” come riservato. Non è chiaro se i 38 o parte di loro verranno sanzionati.
I nomi dei 38 non sono stati resi pubblici, ma il Washington Post precisa che fra loro vi sono ambasciatori. Pochi hanno mandato le mail direttamente alla Clinton. La maggior parte erano dirette al vicesegretario di Stato William Burns o all’ex direttore della pianificazione politica Jack Sullivan. Che poi le hanno trasmesse alla posta privata della Clinton.
L’uso della mail privata in violazione delle regole di sicurezza fu svelato durante l’inchiesta sull’attacco al consolato americano di Bengasi. Da allora è stato un cavallo di battaglia repubblicano per attaccare l’esponente democratica. L’indagine fu affidata all’Fbi. Nel luglio 2016 il direttore del Federal Bureau James Comey annunciò che la Clinton non sarebbe stata incriminata. Ma stigmatizzò la sua “negligenza”.
Lo scontro tra i “dem”
Non solo il caso delle mail segrete della Clinton, A proposito di candidatura dem, Hillary accusa un’aspirante candidata democratica alle presidenziali di essere «la favorita dei russi». E lei attacca l’ex segretario di Stato definendola «la regina dei guerrafondai» e «personificazione del marcio e la corruzione». L’acceso scontro in campo democratico è partito in una conversazione della Clinton con David Plouffe, ex manager della campagna di Barack Obama nel 2008. Senza fare nomi, l’ex candidata alle presidenziali del 2016 ha parlato di una delle donne in corsa alle primarie per la nomination del 2020 come della «favorita dei russi».
La “favorita dai russi”
«Hanno un bel po’ di siti e bot e altri modi per sostenerla», ha dichiarato, alludendo ad una campagna Internet. Il chiaro obiettivo della Clinton, spiega il sito The Hill, era la deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard, già più volte accusata di essere uno strumento dei russi. Molti osservatori hanno notato che le sue dichiarazioni vengono amplificate sui social da troll e bot apparentemente riconducibili a Mosca.