La Napoli-Portici fa 180 anni. Ma c’era il Borbone, non la Repubblica
La Napoli-Portici compie 180 anni e i ragazzi cantano l’inno. La festa a braccetto con la rimozione. La “strada di ferro”, prima ferrovia della penisola – addirittura a doppio binario – è stata meta di autorità di ogni ordine e grado. Tutte al seguito del presidente Mattarella salito sul treno storico a Piazza Garibaldi. Con lui il ministro degli Esteri Di Maio, quello dei Trasporti De Micheli, il sindaco de Magistris e il presidente della Regione De Luca. Tutti insieme a festeggiare una rimozione storica e una vergogna politica. Se è vero che la Repubblica nulla c’entra. E la situazione dei trasporti al Sud è drammatica. Ciò nonostante dei ragazzi sono stati invogliati a cantare l’inno nazionale. Probabilmente, inconsapevoli che altro avrebbero dovuto intonare. Perchè la Napoli-Portici fu voluta e realizzata da Ferdinando II, Re delle Due Sicilie. Non solo l’attuale Repubblica, ma neppure il Regno d’Italia c’entra alcunchè. Anzi. Il sacco delle ricchezze del Mezzogiorno, per chi volesse sapere, ha mandanti chiarissimi. Qualcuno ancora lo testimonia. Come lo striscione esposto sul muro del rudere della stazione Bayard, antico capolinea della Napoli-Portici. Non avrà tutte le ragioni, ovvio. Ma più d’una certamente ce l’ha. «Qui giace sepolta dalla vergogna italiana la prima ferrovia. 3-10-1839» si poteva leggere. Già. Ma quei ragazzi, forse, non lo sapevano. Mentre cantavano l’inno.