Il Conte bis è un covo di bugiardi. E il premier rivela: «Non sto sereno»
Nel Conte bis scocca l’ora del sospetto. Doveva capitare prima o poi, visto il livello zero di affidabilità dei soci di maggioranza, al cui confronto persino il più esclusivo club di bugiardi del mondo sarebbe costretto a rimuovere l’insegna. Nessuno avrebbe però scommesso su un timing tanto ravvicinato. Ma tant’è: Conte, inteso al plurale come Giuseppi, uno per i gialloverdi e l’altro per i giallorossi, ha confessato al Corriere della Sera di non «sentirsi sereno» per via di Renzi, inteso come il Bomba, uno talmente narcisista che quando va a un funerale ambisce a trovarsi al posto del morto.
Conte teme di finire come Enrico Letta
Ma anche lo stesso che disarcionò da Palazzo Chigi il giovane Letta dopo averlo rassicurato via sms con l’ormai famoso «Enrico, stai sereno». Un precedente che ne ha azzerato la credibilità. Ma che ora l’ambizioso Giuseppe decifra come il terrificante prequel del film di cui si sente protagonista. Soprattutto alla luce dell’inedito asse anti-Iva che, oltre a Renzi, trova in posizione di agguato anche Di Maio, inteso come Giggino, proprio quello che a luglio giurava «mai col Pd, il partito di Bibbiano» e ad agosto ci stringeva l’alleanza. Con questo po’ po’ di personaggi e interpreti, «sereno» non starebbe neanche Drupi, che pure intitolò così una sua canzone.
«Così non duriamo»
Figuriamoci gli italiani, ai quali era stato raccontato che bastava liberarsi del cattivo Salvini per far filare tutto liscio come l’olio. La solita bugia: Salvini ha tolto il disturbo e stiamo peggio di prima. L’unica differenza è che ora l’Ue chiude tutti e due gli occhi su deficit, flessibilità e conti in rosso. E sai che novità: lo sapevano anche le pietre che con il Matteo bugiardo al posto del Matteo cattivo l’Europa avrebbe guardato l’Italia con altri occhi. Eppure non basta, perché la tentazione nel governo di fregarsi gli uni con gli altri è irresistibile. «Così non duriamo», ammette sconsolato Conte. Finalmente una verità, la prima. Forse anche l’ultima.