Dov’è finito Zingaretti? Ormai il Pd è costretto a subire tutto dagli “alleati”
Sui social più d’uno si interroga su Zingaretti. E anche dalle parti della Pisana.
Chi gli è vicino racconta che sta “imbufalito”, perché le cose “non vanno affatto bene”. Sott’occhio, al Nazareno, i sondaggi sull’Umbria, che lasciano presagire una catastrofe elettorale che rischia di avere conseguenze sul governo Conte.
Ovunque si gira trova cespugli rancorosi
Eppure Nicola l’aveva vista giusta, quando diceva di voler andare alle elezioni. Le avrebbe perse, è vero, ma sarebbe emerso come il riferimento da cui far ripartire la sinistra. Ora, invece, ovunque si gira trova cespugli rancorosi, vendicativi, cattivi. A partire da Matteo Renzi, su cui avrebbe scommesso con certe possibilità di vittoria che avrebbe cominciato a fare le bizze un minuto dopo la formazione del governo.
Nelle stanze della regione Lazio in molti cominciano a pensare che questa storia del governo con i Cinquestelle non si riuscirà a portarla avanti. Abituati a comandare come avviene con la maggioranza locale, la mediazione con gli alleati di governo nazionale è sempre più complicata. Lui e Franceschini a ragionare su cuneo fiscale e Iva, e Renzi e Di Maio a fare da contraltare a intestarsi il merito di non aver fatto aumentare l’imposta (sempre se sarà cosi a finanziaria vera, con i numeri e le tabelline).
L’insospettabile pazienza di Zingaretti
Il Pd riparte con lo ius soli, lo ius culturae e quanto di più devastante ci sarà per l’identità nazionale, e il capo pentastellato a dire che ci sono altre priorità. Nella base del partito cominciano a serpeggiare i dubbi, perché Renzi che se ne è andato sembra contare più di Zingaretti. Mille angosce per il governatore del Lazio (anche se sostanzialmente non lo governa più) e nessuna soluzione concreta, legge elettorale inclusa. Intanto deve ingoiare pure il taglio dei parlamentari il 7 ottobre senza alcuna contropartita.
Chissà se prima o poi si scoccerà di esibire una pazienza davvero insospettabile.
Ma è mai possibile che nessuna nel PD suggerisca a Zingaretti di sfiducuare il Governo, andare a nuove elezioni, designare i candidati che gli sono fedeli in modo da azzerare Renzi e ripartire così da un partito unito, che gli sarà leale e sul quale potrà fare affidamento senza che ogni giorno qualcuno tenti di pugnalarlo alle spalle ? Forse le perderà, ma almeno smetterà di farsi succhiare il sangue da Matteuccio bello e soci di merende. O è vera l’ipotesi ” meglio una poltrona oggi che un partito domani” ?
Chi pagherà il conto di questa politica priva di logica e senza alcuna lungimiranza? Facile… il PD, che alla fine potrà solo contare i cadaveri.