Dl imprese, M5S svergognato sull’Aig e costretto alla retromarcia. Bagarre in aula (video)
Bagarre in aula al Senato, dove si è tenuto il voto sul decreto Imprese. Il testo, su cui il governo in mattinata aveva apposto la fiducia, è stato approvato con 168 voti a favore e 110 contrari, tra le proteste dell’opposizione di centrodestra e il grave imbarazzo del M5S per il caso della trasformazione dell’Aig, l’Associazione italiana alberghi gioventù, in ente pubblico.
Dal Dl Imprese stralciata la norma sull’Aig
Alla fine il dl Imprese è passato senza la controversa norma che vedeva coinvolta Laura Castelli, viceministro all’Economia, in un caso di conflitto di interessi. E che aveva mandato in fibrillazione lo stesso gruppo pentastellato, come emerso dalle “soffiate” di un deputato grillino rimasto anonimo. La norma è stata stralciata su indicazione della Commissione Bilancio, chiamata a esprimersi sul decreto legge. Il parere della Commissione è stato poi recepito poi dal governo.
La Lega: «La Caporetto del governo giallorosso»
«Questo decreto è la Caporetto del governo giallorosso: rischiano di far chiudere Ilva, non risolvono la vertenza Whirlpool, non hanno accolto le esigenze dei rider, non hanno dato risposte ai cittadini colpiti dal sisma», ha detto il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. «Siamo in un pericoloso paradosso con il Paese nelle mani di Conte che è contro Di Maio che è contro il Pd che è contro Renzi. Alzino bandiera bianca e lascino – ha aggiunto – che gli italiani votino un governo in grado di risolvere i problemi». E proprio le acciaierie di Taranto sono state al centro della plateale protesta dei senatori leghisti, che durante la discussione hanno alzato cartelli con su scritto “Ilva”. Protesta inscenata contro lo stop dello scudo per i manager ad Arcelor Mittal, sulla bonifica degli impianti.
FdI alza i cartelli “Mai con il Pd – Mai con i 5 stelle”
Ma la Lega non è stata la sola a “manifestare” in Aula. Anche i senatori FdI, mentre il collega Stefano Bertacco concludeva il suo intervento, sottolineando che il partito non avrebbe votato la fiducia, hanno alzato dei cartelli. Sopra c’era scritto «Mai con il Pd – Mai con i 5 Stelle». Una protesta cui ha replicato il presidente di turno dell’Aula, Roberto Calderoli. «Ai cartelli non si risponde con i cartelli, ma con l’espulsione», ha ironizzato chiedendo di toglierli.