Da Facebook ancora bavagli: censurati il Primato Nazionale e decine di dirigenti di FdI

31 Ott 2019 12:21 - di Valeria Gelsi
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Infine è arrivato anche l’oscuramento della stampa. Facebook ha “nascosto” la pagina del Primato Nazionale. Una misura che impedisce ai quasi 90mila follower del giornale di essere aggiornati e a chiunque di trovarla. Dopo le censure delle settimane passate a CasaPound e a numerosi di profili di simpatizzanti di Fratelli d’Italia, questo ennesimo bavaglio imposto al libero pensiero dal social di Zuckerberg non arriva inaspettato. E, infatti, al Primato si erano già attrezzati per una eventualità del genere: la redazione ha creato un secondo profilo che, almeno per ora, le garantisce la presenza social. Ma è evidente che questo atto di lungimiranza nulla toglie alla gravità di una censura arbitraria che, per altro, nega i principi fondamentali della nostra Costituzione.

La censura di Facebook contro stampa libera

Facebook, come spiegato dallo stesso Primato Nazionale, ha giustificato l’oscuramento della pagina sostenendo che viola gli standard in fatto di spam. Insomma, i post del Primato danno fastidio. Bisogna capire a chi, però. Di certo non ai numerosi follower del giornale. Né a chi crede nella libertà di espressione e nel pluralismo della stampa come valori e principi fondanti la nostra democrazia. La cancellazione del giornale arriva all’indomani di un articolo della stessa testata in cui si dava conto della causa intentata da CasaPound contro Palo Alto dopo la disattivazione delle sue pagine. Proprio quell’articolo è stato la prova generale della cancellazione di tutto il profilo: è stato il primo a essere cancellato perché considerato “spam”. Poi sono arrivati i blocchi temporanei ai profili degli amministratori e, alla fine, l’attacco diretto alla testata. Non è del resto la prima volta che Facebook attacca una regolare testata giornalistica: anche il Secolo d’Italia aveva sperimentato la mannaia di Zuckerberg.

Il blocco dei profili di FdI

La tempistica di questa nuova operazione di censura si inserisce, inoltre, in un contesto più ampio. Che dà ancora più da pensare.

Commenti

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  • Zeffirino 31 Ottobre 2019

    Io non mi sono mai iscritto, ho visto alcuni amici che sono iscritti a questo sito di demenzialità. Ma si era capito subito che manovravano il tutto, fanno il cattivo e bel tempo a favore di chi paga in qualche forma. Se la gente fosse intelligente, ma qua ho degli infiniti dubbi, tutti i cancellano da questo sito settario prostituta della sinistra. Gli italiani abbiano il coraggio di cancellarsi e vedremmo dopo cosa faranno questi pseudo signori dell’ignoranza dell’intolleranza razzista politica. E’ un sito penoso, demenziale.