Brusca chiede ancora i domiciliari. Il killer di Falcone potrebbe ottenerli

7 Ott 2019 11:38 - di Redazione
mafia

Giovanni Brusca, il killer della strage di Capaci,  chiede di nuovo gli arresti domiciliari. E  secondo la Procura nazionale antimafia, dopo ventitré anni di carcere potrebbe ottenere il permesso. Si tratta di uno dei boss più violenti e pericolosi di Cosa Nostra.  «È ravveduto», è parere della Procura. E sulla base di questo parere per la prima volta Brusca prova a ribaltare l’ennesimo rifiuto del tribunale di Sorveglianza. Il killer che ordinò di sequestrare e poi  sciogliere nell’acido il figlio del pentito Santo Di Matteo, si è  rivolto alla Corte di cassazione. La prima sezione penale si riunirà per decidere sul ricorso. Ricorso presentato dall’avvocato Antonella Cassandro che assiste l’ex boss mafioso.

«Brusca si è ravveduto»

Della faccenda dà conto il Corriere della Sera. «Il legale contesta che nell’ultimo rifiuto il tribunale di sorveglianza di Roma non ha tenuto nella giusta considerazione le valutazioni del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Che dopo i precedenti no ha detto sì all’ipotesi che il pentito sia detenuto a casa. Assenso motivato dall’attendibilità. Brusca nel corso degli anni è stato ritenuto attendibile. Gli inquirenti hanno ritenuto attendibili le singole dichiarazioni rese dal criminale.  Ci sarebbero «elementi rilevanti ai fini del ravvedimento del Brusca».

Il mafioso che a Capaci azionò la leva per far esplodere la bomba che uccise Giovanni Falcone ha già usufruito di oltre ottanta permessi premio, ricorda il Corriere. «Ogni volta esce di prigione per vari giorni e resta libero 11 ore al giorno». Gli operatori del carcere romano di Rebibbia aggiungono: «L’interessato non si è mai sottratto ai colloqui e partecipa al dialogo con la psicologa. Mostra volontà di dimostrare il suo cambiamento». Tuttavia il tribunale di sorveglianza ha continuato a negare i  domiciliari. Ritenendo che per un mafioso dalla «storia criminale unica e senza precedenti», il «ravvedimento» dev’essere qualcosa che va oltre «l’aspetto esteriore della condotta». Brusca non ha mai mostrato pentimento nei riguardi dei familiari delle vittime.

In passato Brusca ha incontrato Rita Borsellino, su iniziativa della donna: circostanza che «non dimostra che vi sia stata una richiesta di perdono alla signora né ai discendenti di Paolo Borsellino o ai familiari delle altre vittime dei delitti commessi. Eppure la difesa di Brusca ribatte che l’ex boss mafioso ha più volte chiesto pubblicamente perdono alle vittime. Di qui il ricorso in Cassazione. Che in ogni caso, a 62 anni di età, è ormai arrivato in vista del traguardo del fine pena: calcolando i tre mesi sottratti per ogni anno di detenzione scontato, la scadenza dei trent’anni dovrebbe arrivare a novembre 2021.

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