Zingaretti perde oltre 2 milioni di euro, un vero salasso: tutta colpa di Renzi

18 Set 2019 9:44 - di Massimo Baiocchi

Più di due milioni di euro. Per l’esattezza 2 milioni 110 mila euro. Tanto costerà alle casse del Pd di Nicola Zingaretti la scissione di Matteo Renzi, almeno per ora. Un vero e proprio tesoretto, considerati anche i tempi di magra per i partiti dopo il taglio al finanziamento pubblico. Ogni fuoriuscito renziano, infatti, porterà in dote all’ex premier il suo “contributo annuale” al gruppo di appartenenza.

Un deputato “vale” 49mila euro per 12 mesi, mentre un senatore diecimila euro in più. E visto che si tratta di 25 deputati e 15 senatori pronti a dire addio ai dem, come annunciato dallo stesso Renzi, per arrivare alla cifra di oltre 2 milioni di euro, il conto è presto fatto. Numeri alla mano, i venticinque onorevoli, che nei prossimi giorni usciranno dal Pd, sono “stimati” un milione 225mila euro. Mentre “valgono” 885mila euro i 15 senatori vicini a “Matteo”, che traslocano in blocco con il Psi di Riccardo Nencini, titolare del simbolo “Insieme”. Simbolo che, presente alle ultime elezioni, a norma del nuovo regolamento del Senato, potrebbe fornire l’appoggio formale per la nascita di un nuovo gruppo a Palazzo Madama.

Alla fine, dunque, Renzi si ritroverebbe oltre due milioni di euro in tasca per organizzare il suo partito sul territorio e in Parlamento. Liquidi che fanno gola a tutti. Il “contributo annuale” che spetta a ogni gruppo parlamentare, di solito, viene utilizzato soprattutto per le spese del personale e dei servizi (dalle bollette telefoniche alle consulenze esterne all’attività politica e di comunicazione). Ma c’è una variabile da considerare. Il “passaggio” dei soldi dal Pd ai nuovi gruppi di Renzi non è automatico. Secondo il regolamento della Camera, ad esempio, spetterà al collegio dei questori riunirsi e verificare prima se esiste una “variazione” di un quinto del numero dei componenti dei vari gruppi per poter procedere poi alla ripartizione del “contributo annuale”, a cominciare dalle somme portate in dote da ogni “fuoriuscito”.

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