Rousseau, domani il voto su un quesito neutro. I rischi e le conseguenze

1 Set 2019 11:10 - di Redazione

Domani o martedì al massimo il M5S chiamerà i militanti a votare sulla piattaforma Rousseau: passaggio ineludibile ma che potrebbe creare più di un malumore. Decisivo sarà il quesito scelto da sottoporre al vaglio della base.

Per questo motivo nelle ultime ore nel Movimento si è fatta strada l’ipotesi di confezionare un quesito sul programma di governo e non sull’accordo con il Pd. Un quesito neutro ma che non mancherà di creare ulteriori lacerazioni tra i pentastellati.

Le conseguenze del voto su Rousseau

Soprattutto il voto non sarà senza conseguenze non solo da un punto di vista politico ma anche istituzionale, rappresentando uno strappo alle regole della democrazia parlamentare (i governi si votano in Parlamento e si formano con la garanzia del Capo dello Stato) e uno sgarbo al Quirinale.

I veri interessi di Casaleggio

Dei rischi del sistema Rousseau spacciato come democrazia diretta parla in un’intervista al Mattino Nicola Biondo, autore del saggio Il sistema Casaleggio: “Casaleggio è un imprenditore quindi sta dalla parte del suo fatturato. Se ottiene garanzie l’accordo si fa, se salta vuol dire che non ne ha avute abbastanza. A partire dall’elezione del garante della privacy. Ad aprile scorso il garante ha elevato una multa di 50mila euro a Rousseau per una serie di falle nella sicurezza. La domanda è: Zingaretti è disposto a garantire protezione al conflitto di interessi di chi utilizza il partito come braccio politico della propria azienda?”.

Biondo, che è stato anche capo della comunicazione alla Camera del M5s, aggiunge: “Il voto su Rousseau ha una valenza eversiva e anticostituzionale perché lede le prerogative di oltre 300 parlamentari del Movimento che devono poter votare secondo coscienza non secondo i desiderata di qualche migliaio di utenti sui server di una associazione di natura commerciale qual è Rousseau sotto minaccia dell’espulsione dal Movimento. Stanno provando a manomettere la democrazia e se questo serve per la carriera di qualcuno è solo ancora più miserabile”.

“La democrazia diretta – conclude Biondo – è buona solo se a dirigere è il capo, quindi Casaleggio e i suoi amministratori delegati a partire da Di Maio. Nello statuto del Movimento si dice che le votazioni su Rousseau possono essere ripetute su richiesta del garante o del capo politico, come dire finché non danno ragione al vertice”.

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