M5S-Pd, Fico e Franceschini lavorano all’unione (per sempre e ovunque) contro la destra

12 Set 2019 10:16 - di Massimo Baiocchi

Finita la sceneggiata dell’inciucio, ne inizia un’altra. Ed è la sceneggiata di Fico e Franceschini sulle alleanze per le Regionali e le Comunali. Il matrimonio d’interesse tra dem e Cinquestelle dev’essere in comunione dei beni, ossia l’accaparramento delle poltrone a tutti i livelli. Sanno di perdere e allora, tac, spunta l’idea di mettersi insieme ovunque, in ogni angolo del Paese. Lo fanno per un obiettivo comune: battere le destre. Che nella loro squallida propaganda significa battere i razzisti, gli intolleranti, i cattivi, i mostri.

L’amo lo lancia per l’ennesima volta Dario Franceschini. «Io penso che arriveremo fino alla fine della legislatura», dice a Repubblica parlando del governo. «Pd e M5S devono guardare avanti. Questo esecutivo può essere un laboratorio, l’incubatore di un nuovo progetto», spiega il ministro della Cultura parlando di una alleanza «politica ed elettorale. Che parta dalle prossime elezioni regionali, passi per le comunali e arrivi alle politiche».

Franceschini sottolinea ancora: «So che ci sono posizioni diverse da noi e nei Cinquestelle. Io parlo di una alleanza tra tutto il centrosinistra e l’M5s». A proposito delle regionali, il ministro della Cultura parte dall’Umbria: «Lì le elezioni sono molto vicine, ma se c’ è la volontà politica si può fare tutto. Per Emilia e Calabria, poi, c’è tempo. In ogni caso, la sfida è questa. So che è difficile ma se governiamo bene, evitando la logica del “contratto”, cercando sempre la sintesi allora questa squadra può diventare il seme di una futura alleanza. Per battere la destra, vale la pena provarci». Sull’ipotesi di una scissione di Renzi, Franceschini dice: «Retroscena autoalimentati. Perché dovrebbe andare via? Tutto è stato concordato anche con lui».

Subito arriva il parere di Fico, che fa il diplomatico. «Nel Movimento va fatta una discussione e il perno deve essere la collegialità». Ne serve di più? «Oggi il M5S è molto complesso», risponde Fico in un’intervista al Fatto Quotidiano. «Servono nuove forme per aumentare la collegialità, per renderla migliore».

«Quello che è necessario è uno schema di partecipazione alle scelte, non solo nei momenti di emergenza», spiega il presidente della Camera. Sul Conte 2 dice: «La verità è che ha vinto la democrazia parlamentare, assieme al buon senso di portare avanti le cose da fare».

Fico parla del Pd e della possibilità di alleanze alle prossime regionali: «Su quello mi rifaccio allo Statuto, che prevede la possibilità di allearsi con liste civiche». Risposta furba, in altri tempi avrebbe detto no. Alla domanda sulle vecchie accuse del M5s al Pd definito “partito di Mps ed Etruria”, replica: «È normale che quando inizi un lavoro con un’altra forza politica i punti su cui non sei d’accordo vanno affrontati. Il tema però è che il Parlamento deve essere centrale, perché quando le leggi vengono discusse a fondo nelle commissioni, assieme alle opposizioni, i provvedimenti ne escono migliorati e i conflitti attenuati. Per questo avevo mandato mesi fa una lettera a Conte sull’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza. E sono lieto che ne abbia parlato nel suo discorso alla Camera».

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