La Corte Costituzionale decide che ammazzarsi è un diritto

25 Set 2019 20:43 - di Redazione
ergastolo

Via libera al suicidio assistito, che la Corte Costituzionale ammette nell’ordinamento italiano attraverso una sentenza e non per legge.

“La Corte – si legge in un comunicato – ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Via libera all’eutanasia

Nella sostanza, quanto già anticipato un anno fa nell’ordinanza 207, quando aveva dato mandato al Parlamento di modificare l’attuale quadro normativo, che punisce sempre e comunque non solo chi istiga, ma anche chi collabora al suicidio di una persona. In qualunque stato quest’ultima si trovi. Coerentemente poi con la stessa pronuncia, la Corte subordina la possibilità di ricorrere alla “morte a comando” “al rispetto delle modalità previste sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua”, nonché “alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.

E’ l’Italia del relativismo

Queste ultime condizioni, precisa la Consulta, si sono rese necessarie “per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018”. Pur ormai con questi vincoli, la Corte continua ad auspicare “un indispensabile intervento del legislatore”.

In pratica siamo al via libera alla pratica dell’eutanasia, con un’occasione che il laicismo esasperato presente in Parlamento non mancherà di cogliere. Il diritto alla vita viene conculcato nel nome di quello a morire. È l’Italia del relativismo su cui deputati e senatori si scateneranno.

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