Il batterio New Delhi fa paura, in Toscana si contano già 30 decessi e centinaia di ricoveri

11 Set 2019 15:19 - di Redazione

L’allarme sul batterio New Delhi aumenta la sua portata a ogni nuovo aggiornamento di ricoveri e decessi. Al momento, stando al monitoraggio in corso grazie all’Agenzia Regionale di Sanità che segue e controlla la diffusione degli enterobatteri Ndm (New Delhi metallo beta-lactamase) in Toscana, si apprende che tra novembre 2018 e il 31 agosto 2019 il batterio New Delhi ha causato nella regione la morte di 30 persone, con 708 ricoveri di soggetti portatori del ceppo batterico.

Il batterio New Delhi fa paura

Di più: da novembre 2018 al 31 agosto di quest’anno i batteri Ndm, sottolinea l’Ars, «sono stati isolati nel sangue di 75 pazienti. I casi sono risultati letali nel 40% dei pazienti con sepsi, percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici». La ricerca attiva dei batteri riguarda i pazienti ricoverati in reparti specifici (terapie intensive e sub-intensive, oncologia, oncoematologia, trapianti, cardiochirurgia, malattie infettive, area medica, riabilitazione) oppure pazienti che presentino caratteristiche di rischio, ricoverati in altri reparti. «L’Ndm – ricordano gli esperti – rappresenta un nuovo meccanismo di antibiotico-resistenza, sviluppato da batteri normalmente presenti nella flora intestinale umana che possono diventare virulenti in seguito all’esposizione prolungata a determinati antibiotici. La capacità di resistere agli antibiotici rende pertanto pericolosi questi batteri, soprattutto in pazienti fragili, già colpiti da gravi patologie o immunodepressi».

Costituita un’unità di crisi

L’assessorato alla Salute ha costituito a maggio 2019 «un’unità di crisi che ha prodotto un documento di indicazioni regionali per il contrasto alla diffusione di batteri Ndm». Le aziende sanitarie toscane «hanno messo in atto tutti gli interventi volti a sorvegliare l’evoluzione del fenomeno tramite screening attivo, a rinforzare le procedure di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie e ad adottare schemi terapeutici più adeguati per il trattamento delle infezioni da batteri Ndm».

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