Set 15 2019

Francesco Storace @ 10:17

Ideona di Di Maio: in Umbria non si parli dello scandalo della sanità rossa

A Di Maio si è accesa la lampadina e si è chiesto: come faccio ad evitare una pessima figura in Umbria  alle regionali del 27 ottobre? Eureka: dopo essersi rivolto alle migliori intelligenze del mondo – potenza della Farnesina – ha finalmente trovato l’ideona.

Ha preso carta e penna e in un italiano finalmente comprensibile ha lanciato dalle colonne del Quotidiano Nazionale la proposta a cui nessuno aveva pensato, soprattutto nel Pd: non si parli dello scandalo sanità rossa. Bisogna solo evitare che non accada più. Più un fioretto che campagna elettorale, insomma.

Un babbeo come pochi

Un babbeo come pochi, che pensa che tutti siano babbei come lui.

In Umbria si va al voto anticipato per uno scandalo che ha decimato la classe dirigente del partito con cui lui ci fa il governo nazionale. E che ti fa Di Maio: mettiamo un presidente civico appoggiato da tutti. Ma complimenti. Veramente un’idea fenomenale, da genio della politica. Guardie e ladri appassionatamente insieme. Scusi, Di Maio, presidente civico o cinico?

Che vergogna questi Cinquestelle ormai trasformati dal potere. Non hanno più neppure il coraggio di affrontare il nemico a viso aperto. Preferiscono puntare a far dimenticare la vergognosa vicenda di sanità malata che ha travolto la regione Umbria pur di non infastidire Zingaretti e compagni ed evitare che il centrodestra vinca le elezioni.

Di Maio deve andare a casa

A casa deve andare, Luigi Di Maio, e rinchiudersi con una bella penitenza a riflettere sui tanti danni della sua malapolitica. Promette persino di non chiedere assessorati al nuovo presidente dell’Umbria. Tranquillo: non li avrà perché Cinquestelle e Pd perderanno malamente e meritatamente le elezioni. Anche in Umbria, come accade in tutta Italia da marzo 2018 ai giorni nostri.

Il Palazzo, di cui Di Maio è ormai arredo inamovibile, finge di non saperlo, ma davvero sta cambiando tutto. Basta avere pazienza e finirà anche questa finzione politica.