Huffman, 14 giorni di carcere per la “casalinga disperata”. Ed è polemica
Casalinga disperata in manette. Polemica negli Stati Uniti per la pena, giudicata troppo soft, inflitta all’attrice americana Felicity Huffman, resa famosa dalla serie televisive Casalinghe disperate, coinvolta nello scandalo delle mazzette per le ammissioni dei figli dei vip nelle università americane più blasonate. Alla Huffman 14 giorni di carcere, una multa di 30 mila dollari e 250 ore di servizio sociale. Troppo poco. L’accusa aveva chiesto almeno un mese di carcere, seguito da 12 mesi di libertà vigilata, oltre ad una ammenda di 20 mila dollari. Ma il giudice della corte di Boston ha preferito una pena più mite denunciando però sotto i riflettori un sistema universitario che danneggia i meritevoli senza genitori ricchi e favorisce i figli dei più abbienti.
Quattordici giorni di carcere per la Huffman
La protagonista di Casalinghe disperate, che ha ricevuto un Emmy Award e con una nomination all’Oscar, si è detta profondamente “dispiaciuta per gli studenti, le scuole, le università che hanno subito le conseguenze delle mie azioni”, ha detto tra le lacrime prima della sentenza. “Mi assumo la piena responsabilità delle mie azioni e come primo passo – ha detto prima della sentenza – per scontare il mio crimine accetterò qualsiasi pena riterrete appropriata”. La popolare attrice era accusata di aver pagato 15 mila dollari per manipolare un test della figlia, determinante per l’ammissione al college. Era stata arrestata nel marzo scorso nell’ambito di un’inchiesta che aveva accertato il pagamento di mazzette da 100 mila dollari a 6,5 milioni di dollari per far entrare i figli dei vip e dei milionari in alcune delle più prestigiose università americane. Polemica nella polemica perché c’è chi ha obiettato che anche la giustizia è affetta da strabismo vessando con pene più pesanti per reati equiparabili verso le minoranze o di chi non può pagarsi bravi avvocati.
In manette sono finite circa cinquanta persone: 33 genitori, tra cui la Huffman e l’attrice Lori Loughlin, 13 tra coach e dirigenti scolastici e un imprenditore californiano che avrebbe fatto da tramite incassando 25 milioni di dollari dal 2011. I genitori pagavano le tangenti sotto forma di donazioni (fiscalmente detraibili) ad una fondazione di beneficenza no profit del businessman William Rick Singer, che aveva anche una società di consulenza per l’ammissione ai college fondata nel 2007. I soldi venivano usati per corrompere i coach, in particolare di calcio, tennis e pallavolo, e indurli a reclutare i rampolli di famiglie ricche come atleti anche se non avevano capacità sportive: una strada che aumenta le possibilità di entrare in un college. Le mazzette venivano usate anche per cambiare i risultati dei test o per farli fare a “specialisti” che sostituivano i candidati: il costo variava da 15 mila a 75 mila dollar