Eutanasia, Conte inizia ad avere dubbi: ora teme una deriva rossa del governo
Sull‘eutanasia Conte è nelle peste, impaludato nel guado dell’incertezza: sul fine vita tergiversa, immobilizzato dalla necessità di un stilare – dopo un anno di scontri parlamentari mai arrivati a un accordo – un quadro di riferimento giuridico e il terrore di doversi schierare apertamente, lui giurista ma cattolico, con la parte integralista del Pd che vuole sancire per legge il diritto alla morte. Un diritto che, rileva il premier, «dubita possa esistere». Un terreno di prova scivoloso e impervio, quello su cui si è avventurato Conte, che rischia di tingere completamente di rosso l’esecutivo formalmente “giallo-rosso”. Come accontentare, del resto, falchi e colombe del Pd? Come spiegare ai medici vincolati dal giuramento di Ippocrate che obbliga a esperire tutte le possibilità per affermare il diritto alla vita sulla morte «la somministrazione di un farmaco mortale» che l’antico giuramento vieta inequivocabilmente e, dunque, l’eutanasia? Come regolamentare la sottile linea di confine che separa coscienza e obiettori di coscienza? Come accontentare medici e Chiesa? Insomma, come uscirà Conte dal cul de sac che lo inchioda e attanaglia?
Eutanasia, Conte ha paura di cedere completamente al Pd ma…
«Mentre non ho dubbi esista un diritto alla vita, è da dubitare ci sia un diritto alla morte»: intanto è con queste parole che Conte rimette in discussione il tema dell’eutanasia, rispetto al quale ha palesato le sue perplessità e le difficoltà a gestirle in ambito giuridico e parlamentare. Pensieri e parole rilanciate dal presidente del Consiglio a Ceglie Messapica, rispondendo alle domande del direttore di Affari Italiani nel corso della kermesse “La Piazza” . «Per i medici – ha proseguito il premier – bisognerebbe riconoscere quantomeno l’obiezione di coscienza». Ma se sul fine vita – sottolinea il premier – «bisogna fare una legge: ci sprona a farlo la stessa Corte costituzionale», aggiunge riferendosi alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato non punibile l’aiuto al suicido in determinati casi e chiesto al parlamento di legiferare in materia, «l’intervento della Corte – conclude il presidente del Consiglio –non può sostituire un intervento legislativo».
Fine vita, i dubbi e le difficoltà di Conte tra legge e fede
Dunque, in rapida sintesi, si potrebbe riassumere la vexata quaestio ribadendo che, mentre la corte costituzionale stabilisce che in determinati casi il suicidio assistito non è sanzionabile, il premier Conte, pur riconoscendo la necessità di delineare i confini giuridici della materia stilando una legge apposita, innesca la retromarcia e muove diversi passi indietro: «Credo infatti ci sia un diritto alla vita, ma è da dubitare ci sia un diritto alla morte», ha non a caso specificato Giuseppe Conte durante nell’intervista di Ceglie Messapica, sottolineando la necessità che vi sia il diritto all’obiezione di coscienza. E, di fatto, concludendo – almeno con Affari Italiani che lo interpellava sulla spinosa materia – con un conclusione temporaneamente “cerchiobottista” che, come riferisce il sito de la Repubblica che la riporta quasi integralmente, recita più o meno così: «Bisogna fare una legge sul fine vita: ci sprona a farlo la stessa Corte costituzionale. Leggeremo la sentenza per intero quando tra un mesetto sarà depositata ma l’intervento della Corte non può sostituire un intervento legislativo. L’avevo detto anche quando ho chiesto la fiducia in sede di replica in Parlamento».
Le strizzatine d’occhio del premier a medici obiettori e Chiesa
E ancora: «Ho sollecitato le forze politiche ad assumere l’iniziativa anche perché su questi argomenti: non mi sembra appropriata un’iniziativa governativa. Anche perché sono materie laceranti sul piano morale, con tante implicazioni anche filosofiche: farne una questione di governo no». Parole che arrivano dopo che per quasi un anno i partiti si sono scontrati anche duramente alla ricerca di un accordo fin qui mai raggiunto nelle commissioni per presentare un disegno di legge sul suicidio assistito, come chiedeva la Corte Costituzionale. Parole che accontentano i medici obiettori di coscienza e che strizzano l’occhio alla Chiesa e alla dottrina in materia. parole che mal coniugano e risolvono la dicotomia di Conte però tra il giurista, il cattolico e, soprattutto, il presidente del Consiglio…
Era ora! Se a quelli je dai un dito te se magnano la mano.