Confintesa contro il governo: «Mettono gli italiani nelle mani della Cgil e della Confindustria»
Un accordo che «legalizza la volontà egemonica di Cgil, Cisl e Uil e di Confindustria», di fatto annullando la possibilità per le altre sigle sindacali di avere pari opportunità nel rappresentare i lavoratori. Confintesa, sigla per «l’autonomia sindacale», boccia la convenzione siglata ieri tra “Triplice”, Inps e Ispettorato del lavoro relativa alla misurazione della rappresentatività nel settore privato. «Invece di misurare il grado di rappresentatività di tutte le sigle sindacali esistenti nel panorama italiano e offrire finalmente pari opportunità – spiega il segretario generale di Confintesa, Francesco Prudenzano – legalizza la volontà egemonica di Cgil, Cisl e Uil e di Confindustria a scapito delle scelte dei lavoratori e delle imprese che in questi ultimi anni abbandonando il sistema di rappresentanza esistente e vorrebbero avere la libertà di essere rappresentati anche da sigle diverse».
Misurare realmente la rappresentatività
«Confintesa vuole uno strumento che misuri realmente la rappresentatività nel privato e, per questo motivo, dà un giudizio negativo all’accordo», chiarisce ancora Prudenzano, ricordando che quel “patto” «non è esteso alla platea delle altre sigle». «Alle scuole medie – aggiunge il sindacalista – insegnano che una percentuale ha senso se esiste una base di calcolo, che in questo caso non può che essere la somma di tutte le deleghe espresse dai lavoratori e di tutti i voti raccolti alle Rsu. Perché questo accada deve essere consentito a tutti di raccogliere deleghe e di presentare liste per le Rsu, mentre oggi non è così».
Il modello del pubblico impiego
«Quando le sigle sindacali non godono delle stesse condizioni di partenza si offende la logica oltre che la libertà di scelta dei lavoratori, favorendo sindacati che hanno una rappresentatività storica mentre, per essere autentica, la rappresentatività deve essere attuale e vera. Confintesa chiede che il modello applicato per la misurazione della rappresentatività nel Pubblico impiego sia integralmente trasferito nel privato, ovvero che esista l’obbligo per le imprese di effettuare la trattenuta sindacale richiesta dal lavoratore a favore di ogni sindacato», continua Prudenzano, sottolineando che «oggi, in molti casi, le aziende, specie quelle a maggioranza pubblica, non consentono l’esercizio di questo diritto. In questo modo, seguendo le regole della convenzione siglata ieri, appariranno solo le sigle esistenti nel 1950».
Un regalo alla “Triplice”
«Ci meravigliamo che a tale gioco si siano prestati la Ministra del Lavoro (Nunzia Catalfo, ndr) e il Presidente dell’Inps (Pasquale Tridico, ndr), avallando – commenta Prudenzano – posizioni di una Confindustria che non è più quell’organizzazione granitica nel mondo imprenditoriale e di una triplice che, ad oggi, secondo statistiche attendibili, rappresenta non più del 17% della forza lavoro italiana ma grazie a questo governo potrà gestire egemonicamente le relazioni industriali». «Confintesa – conclude il segretario generale – fa appello a tutto il restante mondo sindacale affinché possa raggiungersi una convergenza d’intenti sul tema della difesa della libertà di rappresentanza sindacale, al fine di respingere questo anacronistico tentativo che non tiene conto dei mutamenti di questi anni e della reale volontà dei tantissimi lavoratori e aziende».