Cerciello Rega ucciso da 11 coltellate. Anche l’altro carabiniere era disarmato
Undici coltellate in 32 secondi. Così Finnegan Lee Elder ha ucciso il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, lo scorso 26 luglio a Roma. È il dettaglio contenuto nell’informativa dei carabinieri del Nucleo Investigativo depositata in vista del Riesame in merito alla posizione di Christian Gabriel Natale Hjort, accusato con Elder di concorso in omicidio. Alla ricostruzione dei tempi dell’omicidio, gli investigatori sono arrivati “interpolando i sistemi di videosorveglianza” della banca Unicredit di via Gioacchino Belli e della gioielleria di via Federico Cesi.
Cerciello Rega ucciso in 32 secondi
Sembra inoltre aggravarsi la posizione di Natale Hjorth. Se è vero che l’assassino, reo confesso, è Elder, nell’informativa dei carabinieri depositate agli atti si legge però che «tra i due indagati, Natale si è rivelato certamente il più carismatico, assumendo una posizione dominante non solo nel momento in cui ha negoziato la restituzione dello zaino» rubato all’intermediario coi pusher, Sergio Brugiatelli, «in cambio del narcotico e dei soldi, ma anche quando ha impartito a Elder le disposizioni da adottare in occasione dell’agguato».
Natale non ha ucciso, ma ha pianificato l’agguato
Secondo gli investigatori, «Natale è l’unico in grado di ben comprendere la lingua italiana e, come ricostruito nella presente nota è colui che: si fa promotore, in tutte le fasi della vicenda, di ogni attività illecita; una volta giunto in Piazza Mastai unitamente ad Elder con il fine di acquistare dello stupefacente, si sottrae al controllo della pattuglia dei Carabinieri in borghese, pur avendo certamente riconosciuto gli stessi come appartenenti alle forze dell’ordine in quanto si erano chiaramente qualificati; si allontana unitamente ad Elder da quel luogo aiutandolo a sottrarre la borsa di Brugiatelli». Inoltre, si legge ancora nell’informativa, «al rientro in hotel, come emerso dai filmati acquisiti, è proprio lui a detenere la borsa; detta i tempi dell’incontro, e dunque della tentata estorsione». Infine la sequenza di immagini (…) ha fornito determinante ed ulteriore riscontro del ruolo ricoperto dall’indagato Christian Gabriel Natale Hjort nella pianificazione dell’agguato che ha portato all’omicidio. Infatti Natale Hjorth è uscito dall’albergo per alcuni minuti prima dell’omicidio, con il cappuccio calzato allo scopo di celare la propria identità ad eventuali testimoni per compiere un vero e proprio sopralluogo teso ad identificare le telecamere presenti nell’area circostante l’hotel ed anche finalizzato all’individuazione sia del miglior luogo dove attirare i carabinieri che quello più idoneo a nascondere la refurtiva (palesando quindi di essere ben consapevole delle proprie azioni già nelle fasi di pianificazione dell’agguato).
Ad aggravare la posizione di Hjorth, infine, ci sarebbe anche “il fatto che l’arma bianca utilizzata per l’omicidio sia stata successivamente collocata nel controsoffitto della stanza, «a testimonianza della comune volontà di occultare le prove a loro carico escludendo, tale evidenza, che Natale non fosse a conoscenza dell’accaduto».
Varriale e Cerciello erano disarmati
Altro aspetto confermato dall’indagine Varriale ha ammesso davanti ai magistrati che lui e Cerciello erano entrambi disarmati: i due infatti erano in servizio antispaccio e, come ha spiegato il militare, si tratta di un’attività che viene svolta in borghese e con un abbigliamento, specie in estate, che renderebbe complicato il possesso della pistola senza far saltare la “copertura”. Una versione ritenuta credibile dagli inquirenti.