CasaPound diffida Facebook: «Violata la Costituzione, riaprite la pagina o sarà causa»
CasaPound diffida Facebook e chiede la riattivazione della propria pagina, cancellata il 9 settembre, entro 48 ore a partire da ieri. L’«improvvisa e ingiustificata» chiusura dell’account, certificato tra l’altro con la spunta blu, rappresenta infatti, si legge nella diffida, «una grave violazione dei diritti del movimento», a partire da quelli fondamentali, riconosciuti dalla Costituzione. Dunque, tra il colosso social e il movimento della tartaruga non finisce con uno «spiacenti, questa pagina non è più disponibile». E tanto meno con una generica accusa di «diffondere odio».
La diffida di CasaPound a Facebook
Nella diffida viene sottolineato che l’account di CasaPound «è sempre stato utilizzato nel rispetto delle “condizioni d’uso” e delle leggi in materia». Per questo il movimento contesta la condotta di Facebook, che, si legge nell’atto presentato dall’avvocato Guido Colaiacovo, «costituisce una grave violazione dei diritti dei miei assistiti ed è per loro causa di grave pregiudizio in quanto impedisce senza alcuna giustificazione l’esercizio di diritti fondamentali, riconosciuti dalla Costituzione italiana». Non solo: «La disattivazione della pagina integra una violazione delle disposizioni in materia di privacy e di proprietà intellettuale» poiché «i miei assistiti non hanno più la disponibilità dei contenuti che sono di loro esclusiva proprietà». Quindi il legale diffida Facebook «a riattivare immediatamente l’account in questione, avvisandovi che, trascorsi inutilmente due giorni dal ricevimento della presente, sarà adita l’autorità giudiziaria, anche per ottenere il risarcimento dei danni subiti».
Il precedente americano
La causa intentata da CasaPound, nel caso in cui Facebook non dovesse dare seguito alla diffida, non sarebbe per altro la prima nel suo genere. Come non è primo nel suo genere l’oscuramento di pagine considerate, arbitrariamente, non gradite. La questione è già esplosa negli Stati Uniti. Lì a finire falcidiate sono state diverse organizzazioni conservatrici, che hanno deciso di intentare cause milionarie sia contro il social di Zuckerberg sia contro Google. Un passo al quale, come riferisce un documentato articolo de Il Primato Nazionale, sono state spinte dalle rivelazioni di Project Veritas, un’organizzazione statunitense la cui missione è «indagare ed evidenziare la corruzione, la disonestà, le reticenze, le frodi e altre condotte illecite nelle istituzioni pubbliche e private al fine di realizzare una società più etica e trasparente».
Altro che hacker russi
In sintesi, Project Veritas ha scoperto e documentato che dietro l’oscuramento di determinate pagine con la scusa fumosa della “diffusione d’odio” vi sarebbe un piano ben preciso: impedire la diffusione delle idee di destra sui social, in modo da arginarne la popolarità. E, viene notato, non sembra essere un caso che le pagine di CasaPound siano state oscurate proprio nel giorno in cui il movimento ha partecipato alla grande manifestazione tricolore indetta da FdI e all’indomani della sua festa nazionale alla quale hanno preso parte diversi esponenti della destra parlamentare, dalla stessa FdI alla Lega. Il piano, secondo quanto ricostruito da Francesca Totolo, ha l’obiettivo di influire anche sulle elezioni, negli Usa come in Europa. Braccio armato, almeno nel caso di Facebook, ne sarebbero delle «organizzazioni riconducibili alla sinistra», alle quali la società di Zuckerberg avrebbe delegato il delicato compito del controllo su fake news e “potabilità” dei messaggi. Fra queste vi sarebbero anche il Poynter Insitute e l’organizzazione Aavaz, entrambe legate a doppio filo a George Soros. Altro che hacker russi, insomma.
Tutto ciò è indecente, devono riaprire immediatamente l’account, senza se e senza ma! Questa è l’ennesima prova della “democrazia” dei sinistrati.??????
Dovunque c’è del marcio e azioni di dittatura cci sono i comunisti.
NON CI HANNO FERMATO CON LA LEGGE SCELBA, NON CI FERMERANNO DI CERTO CON LA LEGGE ZUKERBERG!
La rimozione di decine di account fb, con la generica e falsa motivazione di “seminare odio” non ha alcuna giustificazione legale, perché si può rimuovere un account, previa contestazione di eventuali violazioni specifiche, ma non certo rimuovere indiscriminatamente tutti quelli che non piacciono ai dirigenti fb. Devono fargli causa, e fargliela pagare CARA!!