Brexit sempre più lontana, Johnson perde anche il sostegno del fratello deputato

5 Set 2019 14:58 - di Redazione
London Bridge

Un uno-due che rischia di rivelarsi micidiale per Boris Johnson, il sulfureo premier britannico decisissimo a dare corpo alla Brexit “no deal”, cioè l’uscita immediata della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Il primo colpo gli lo ha sferrato la Camera dei Lord dando il via libera alla legge anti “no deal“, approvata ieri in prima lettura alla Camera dei Comuni. Il secondo glielo ha assestato addirittura suo fratello Jo, dimettendosi da parlamentare e da sottosegretario. «È stato un onore rappresentare Orpington (il suo collegio, ndr) per 9 anni – ha scritto in tweet – e servire come sottosegretario con tre primi ministri. Sono stato combattuto tra la lealtà familiare e l’interesse nazionale. È una tensione irrisolvibile».

Anche i Lord votano la legge anti “no deal”

Insomma, l’obiettivo di una Brexit immediata che Boris Johnson credeva di avere a portata di mano e del quale aveva informato anche la Regina, ricevendone – come da prassi consolidatissima – l’assoluta neutralità sembra sfumare. La legge presentata a nome dell’opposizione laburista Hilary Benn e da una ventina di deputati conservatori ribelli, fissa infatti al 19 ottobre il termine ultimo entro il quale il premier può fare approvare dal Parlamento un accordo con l’Ue, oppure una Brexit senza accordo. Superata questa scadenza, Johnson sarebbe obbligato a chiedere a Bruxelles un rinvio al 31 gennaio 2020 della procedura di uscita dalla Ue. Se l’articolato proposto da Benn dovesse, com’è probabile, essere definitivamente approvato (il passaggio finale è previsto per venerdì alla Camera dei Comuni) finirebbe per dare scacco matto ad un Johnson ormai senza più difese dopo che la mozione di governo finalizzata ad ottenere elezioni anticipate nell’estremo tentativo di impedire il varo della legge anti “no deal” è stata bocciata in quanto priva della necessaria maggioranza dei due terzi.

Bruxelles: «Brexit in stato di paralisi»

Quanto alle trattative tra Ue e Londra, Michel Barnier, capo negoziatore della delegazione di Bruxelles, ha definite il negoziato sulla Brexit «in uno stato di paralisi». Il duro giudizio emerge da una nota riservata inviata ai diplomatici europei, il cui contenuto è stato però rivelato dal Financial Times, che ha anche riferito che nella nota Barnier spiega ai rappresentanti degli Stati membri che la Gran Bretagna, nel quadro del futuro accordo commerciale con Bruxelles, intenderebbe discostarsi dagli standard Ue. Una notizia che equivale ad altra benzina versata sul fuoco. Secondo Barnier, infatti, qualsiasi accordo di libero scambio tra Londra e Bruxelles che non rispettasse gli standard europei andrebbe incontro a seri problemi di ratifica da parte di alcuni stati, tra i quali Francia e Olanda, decise a non concedere al Regno Unito margini di competitività.

 

 

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