Agguato a Tiburtina, il congolese aveva con sé tre coltelli. Esclusa la pista terroristica
Il vigilante Massimo Petrini, pugnalato alla stazione Tiburtina giovedì pomeriggio, al collo e al braccio, si trova sempre in codice rosso al Policlinico Umberto I ma non è in pericolo di vita.
L’uomo che lo ha aggredito, un ventunenne nato in Congo e con regolare permesso di soggiorno, viveva a Mentana da dieci anni ed era in cura presso un centro di igiene mentale.
“Nel suo zaino – scrive Roma Today – gli investigatori hanno poi trovato altri due coltelli, oltre al terzo coltello da cucina con il quale ha ferito il vigilante. Nato e cresciuto in una famiglia di religione cattolica, questo aspetto ha portato gli inquirenti ad escludere una radicalizzazione religiosa del giovane. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, il giovane soffriva di problemi psichici, fattore che esclude quindi il gesto di stampo terroristico. La vicenda non è affidata all’antiterrorismo e i magistrati attendono la prima relazione delle forze dell’ordine per avere un quadro più chiaro dell’aggressione”.
“In ogni caso – lamenta Lorenzo Mancuso del comitato cittadini Stazione Tiburtina, su Repubblica – intorno alla stazione c’è una concentrazione troppo alta di sbandati, da tempo chiediamo al Comune di adottare delle misure speciali, dal divieto di consumo e vendita di alcolici alla distribuzione dei pasti ai senza dimora in un altro luogo”.