Adriano Sofri benedice il Conte bis: ho temuto di morire nell’Italia del bullo Salvini
Ai laudatores del Conte bis si aggiunge Adriano Sofri, che confessa sul Foglio di sentirsi sollevato perché il “malvagio” matteo Salvini è stato messo all’angolo.
“Bene, il governo si è fatto – scrive – il costo è superiore al beneficio (uso la neolingua) già realizzato di mettere intanto da parte l’estrema destra, e a quello eventuale, di riparare a un po’ del malfatto e magari fare qualcosa di buono? Non so, ho una posizione troppo faziosa perché sia condivisa: ho temuto di morire nell’Italia di Salvini – lasciatemelo dire così, all’ingrosso – e ora posso sperare che non avvenga”.
Sofri ripercorre “la divergenza sentita, se non angosciosa, fra chi, nella parte democratica, ha auspicato che si andasse al voto e chi ha augurato la costituzione del governo, si illudeva, o simulava, di fondarsi sulle conseguenze future, e insomma sulla previsione che la destra incanaglita uscisse rafforzata o indebolita dal rinvio delle elezioni. In realtà la divergenza si fondava su un giudizio e un sentimento, diversi quanto ai colpi che il governo della Lega e dei 5 stelle avevano già inferto alle istituzioni e allo spirito pubblico. In altri termini, che prezzo si era disposti a pagare per liberarsi – provvisoriamente o no – di Matteo Salvini e della sua fanatica malvagità“. “Le elezioni hanno una loro scadenza, salvo che non esista una maggioranza parlamentare: tutti l’hanno ripetuto, ma troppi hanno inclinato a cedere alla sfida del bullo che ne imponeva il tempo sulla base di un sondaggio e di una ubriachezza da spiaggia”, osserva Sofri.
Ora che il governo è fatto, Sofri parla anche dell'”errore da evitare per Renzi“, considerato da qualcuno “come la minaccia più incombente sulla durata e la confidenza del governo”. “Renzi è appena riuscito a far fare un governo – non importa che lui lo pensasse ‘istituzionale’ e a tempo, legato all’aumento dell’Iva e simili, quelle erano condizioni minime per rendere appetibile l’offerta – ad avversari e nemici ostili o recalcitranti, se non altro perché non erano riusciti nemmeno a immaginarlo”, osserva Sofri secondo il quale se l’ex premier “facesse davvero un suo partito, mostrerebbe che i colpi che gli riescono sono più furbi che intelligenti”.
Lei ha temuto di morire in maniera ridicola,Calabresi è morto sul serio!
Invece il commissario Luigi Calabresi è morto davvero, nel 1972, nell’Italia degli ASSASSINI comunisti Adriano Sofri, Bompressi, Pietrostefani