Scalfarotto gela il M5s: «Il taglio dei parlamentari non si farà in tempi brevi»
«Il taglio dei parlamentari va accompagnato dalla riforma delle legge elettorale e dei regolamenti». Mette le mani avanti il deputato dem Ivan Scalfarotto, svelando il segreto di Pulcinella. Lo sbandierato taglio è solo una tela di Penelope per prendere tempo e avere un governo che duri il più possibile.
«Noi abbiamo combattuto il provvedimento ma non il taglio dei parlamentari. Ricordo che con la riforma costituzionale del del governo Renzi, avevamo abolito il Senato e quindi tagliato in un solo colpo 315 parlamentari». Lo sottolinea il deputato del Pd Ivan Scalfarotto parlando, in un’intervista all’Adnkronos, di quello che allo stato sembra essere uno dei nodi che M5s e Dem devono sciogliere per spianare la strada all’accordo per la formazione del governo. «Il problema per il quale il Pd ha contrastato la legge Fraccaro – ricorda Scalfarotto – è che è un provvedimento isolato, che taglia i deputati e senatori, facendone solo una questione di risparmio di costi, ma senza intervenire sui regolamenti parlamentari e, di conseguenza, senza migliorare l’efficienza delle Camere». «Il taglio a nostro avviso, come abbiamo sempre detto, deve essere accompagnato da una serie di garanzie per migliorare il lavoro legislativo e per garantire la rappresentatività. Infatti, tenendo immutate tutte le procedure, mantenendo la stessa legge elettorale, associata alla riduzione dei seggi, in certi collegi al Senato occorrerebbero moltissimi voti per essere eletti».
La versione di Scalfarotto
«Come ha stabilito la prassi adottata in passato – continua Scalfarotto – è evidente che le modifiche della Costituzione devono entrare in vigore nella legislatura successiva a quella in cui sono state approvate. Quando la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo il Porcellum, la Consulta sostenne che il Parlamento poteva continuare a lavorare, rinviando l’applicazione delle dovute correzioni alla legislatura seguente». «Ripeto: il taglio dei parlamentari va accompagnato dalla riforma delle legge elettorale e dei regolamenti, in modo non sia solo il raggiungimento di un obiettivo di riduzione dei costi. A me, quindi sfugge questa stretta correlazione tra l’elezione del nuovo presidente della Repubblica nel 2022, la riduzione del numero dei seggi e l’obbligo di sciogliere subito le Camera una volta approvato il taglio. Non credo ci sia un automatismo», conclude il deputato Pd.