Diario di una crisi. 10 agosto, la quiete dopo la tempesta (con qualche fuocherello)

10 Ago 2019 16:24 - di Ignazio La Russa
Oggi, sabato 10 agosto, calma piatta. O, in termini più poetici, la quiete dopo la tempesta. Nei giorni scorsi i fuochi d’artificio li aveva accesi Salvini dopo la scelta scellerata (per loro) di far mettere ai voti la mozione anti Tav, bocciata all’unanimità, Leu esclusa.
Sotto la cenere però, continua ad ardere il fuocherello di chi non sa a che santo votarsi pur di scongiurare le elezioni a breve. E non parlo solo del M5S (disposto a tutto pur di rinviare il voto) ma anche di partiti di opposizione che pure a parole chiedono di tornare alle urne. C’è chi giura che l’unico motivo per cui nella conferenza dei capigruppo di lunedì chiederanno che la mozione di sfiducia a Conte slitti a dopo ferragosto, sia quella di consentire a tutti i senatori di tornare dalle vacanze all’estero; c’è chi addirittura pretenderebbe di votare una ipotetica sfiducia a Salvini prima ancora di quella a Conte (ma il Pd non ha annunciato il no a Conte? A che gli serve allora il preventivo no ad un suo ministro se non a tirarla per le lunghe?). Insomma, c’è chi oggi si affanna a “prendere tempo” pur senza dire e forse neanche sapere il perché.
Di certo, al Presidente della Repubblica Mattarella potrebbe non dispiacere. Ma la stima che abbiamo in lui deve far pensare che il Presidente vorrà fare principalmente il notaio. Per un Oscar da attore non protagonista.  Come la pensa FdI Giorgia Meloni lo ha già detto chiaro. E non da oggi: prima si vota, meglio è.

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