Bernaudo replica a Mara Carfagna: prima di incolpare i sovranisti, Forza Italia faccia “mea culpa”

30 Ago 2019 13:46 - di Redazione

Pubblichiamo di seguito la lettera di Andrea Bernaudo* in risposta all’appello di Mara Carfagna pubblicata sul Foglio 

Cara Mara Carfagna, tutto vero, tutto giusto e tante belle parole abbiamo letto nel suo appello pubblicato sul Foglio. Ma serve prima il mea culpa di Forza Italia, un’analisi coraggiosa e profonda dei propri errori e che parta da lontano.
Troppo facile da parte Sua dare la colpa di tutto alla destra sociale, ai sovranisti e ai cosiddetti populisti.
In Italia è mancata la destra liberale, cioè quella che dovevate interpretare voi, quella sulla quale avete chiesto e ottenuto una marea di consenso fin dalla “discesa in campo” di Silvio Berlusconi.
Forza Italia è stata fino a pochi mesi fa la forza trainante del centrodestra e lo è stata dal ‘94 ininterrottamente, con la lunga parentesi del Pdl, sempre a trazione forzista. La guida del centrodestra è sempre stata inossidabile e affidata al leader di Forza Italia fino ad 1 anno fa.
Avete governato per molti anni, con la golden share azzurra, eppure le tasse non le avete mai diminuite, la rivoluzione liberale non l’avete nemmeno iniziata, e il famoso partito delle partite IVA lo avete messo in ginocchio. Avete messo le attività produttive nelle mani di Tremonti, un socialista che, anziché dare l’avvio ad una politica economica espansiva e pro-impresa, ha inasprito la riscossione tributaria in pendenza di giudizio, facendo della presunzione di colpevolezza del contribuente italiano la propria arma contundente, mettendo partite IVA e imprese in uno stato vergognoso di prostrazione nei confronti dello stato. Inaccettabile.
Per carità di patria non parlo delle scelte che avete fatto – e continuate a fare – a livello locale, solo perché non voglio riaprire ferite che ancora non sono del tutto rimarginate e che hanno dato fiato all’antipolitica di Grillo e al populismo. Perché l’antipolitica ed il populismo sono anche il risultato della cattiva gestione del vostro partito, divenuto nel tempo il partito di ras arroganti; molti dei quali, dopo aver gestito e svuotato il consenso generato da Berlusconi, lo hanno divorato per poi andar via o sostenere governi di sinistra. Oppure altri, che sono rimasti, ma lo hanno utilizzato esclusivamente per la propria piccola o grande carriera. Abbiamo assistito ad uno schema inversamente proporzionale dove l’avanzare della carriera di alcuni vostri dirigenti è andato di pari passo al crollo verticale dei consensi per il partito azzurro. E di chi è la colpa di questo declino, se non di voi stessi?
Non si ricordano poi riforme liberiste nei vostri governi, salvo impercettibili variazioni della pressione fiscale, ma costanti aumenti del debito e della spesa pubblica, in perfetta continuità con tutti i governi degli ultimi trent’anni. Nei dicasteri economici non avete mai messo un autentico liberale, i liberali li avete utilizzati come fiore all’occhiello da mostrare in campagna elettorale, assieme alla famosa equazione dello sviluppo, quella che Berlusconi ripete come un mantra dal ‘94, che non avete mai saputo attuare nei vostri governi. Nessuna riforma della giustizia in senso garantista e liberale, nessuna separazione delle carriere dei magistrati e nessuna riforma della giustizia tributaria.
L’Italia ha indubbiamente bisogno di una svolta liberista, ma lo ha da venticinque anni e non della sua continua narrazione, oggi affidata a Lei e al suo appello. La stessa promessa liberale che Berlusconi ha fatto nel ‘94, che ha sempre ricordato in tutte le campagne elettorali ma che non ha mai attuato.
Servono tagli imponenti e dolorosi al corpaccione dello stato e del parastato, l’eliminazione dell’85% delle società partecipate dalle regioni e della miriade di enti inutili dipendenti dagli enti locali, strutture utili solo a sistemare i trombati ed i clienti dei ras politici locali, perlopiù sconosciute ai contribuenti, chiamati solo a sostenerle e rifinanziarne i bilanci in rosso.
Serve una riduzione drastica della pressione fiscale, ma su tutte le attività produttive, senza tetti sul fatturato che ne limitano l’impatto espansivo e salutare per l’economia.
Va fatto anche a costo di eliminare parte delle casse integrazioni e altri provvedimenti assistenzialistici, facendo una scelta di campo chiara.
Per aumentare il benessere, il PIL, il lavoro e l’occupazione vanno messi al centro le attività produttive, vanno fatte ripartire, devono essere attratti investimenti sul nostro territorio. Le aziende che non vivono di grandi appalti pubblici, ma che in questi anni hanno combattuto nella trincea del mercato privato e che mandano avanti questo paese, devono essere tenute su un palmo di mano, anziché condannarle all’inferno fiscale e burocratico, che voi non avete affatto migliorato quando siete stati sugli scranni del governo e che avete invece inasprito, aumentando il potere già debordante dell’Agenzia delle Entrate.
Potrei continuare a lungo ma adesso le chiedo, cara Carfagna, Lei e gli amici di Forza Italia siete pronti a fare tutto questo? Fate allora la vostra parte prima di gettare la croce addosso agli altri che la loro, almeno, cercano di farla. Visto che avete fallito la vostra mission, che era quella di costruire la destra liberale, abbiate il coraggio di ammetterlo di fronte al popolo italiano che vi ha votato.
Troppo facile incolpare la destra sociale e sovranista di fare il suo lavoro con coerenza, perché è su quei messaggi chiari ed inequivocabili che fonda la propria offerta politica. È anche troppo facile adesso, dopo venticinque anni, continuare a promettere il paese del bengodi liberale. Per essere credibili dovete battervi prima il petto e farlo a lungo. Avete deluso, voi per primi, milioni di persone e tanti italiani liberaldemocratici che vi hanno votato.
Prima di ricostruire una casa, bisogna pulire il terreno e individuare il perimetro, soprattutto delle proprie responsabilità.
Si, è vero, in Italia serve una destra liberale, ma non è detto che Forza Italia abbia ancora la credibilità per interpretarla, soprattutto se non ammetterà prima i propri errori. Per fare questo serve umiltà e coraggio, due requisiti che, al momento, non sembrano emergere dalle sue parti e nemmeno dalla pur belle parole contenute nel suo accorato appello.

*presidente SOS partita IVA

Commenti

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  • Tommaso Rossi 31 Agosto 2019

    Articolo chiaro e lucido nell’analisi, e molto Ben scritto!!:)
    Chapeau ad Andrea Bernaudo, per il lavoro che da svariati anni porta avanti in difesa degli unici produttori di ricchezza in questo sfintere italico!!

  • Cecconi 30 Agosto 2019

    Bernaudo è stato sin troppo benevolo nella lettera inviata. Personalmente avrei affondato in modo molto ma molto più penetrante non solo verso FI ma anche nei confronti della sinistra.

    Avrei ricordato loro che dal 2000 al 2018, dati ufficiali, l’intero ammontare del debito pubblico italiano è aumentato del 78% circa. Che addirittura il nostro PIL reale pro capite è ancora in rosso del 2,5%, unico paese all’interno sia dell’€ e sia degli altri paesi fuori dalla moneta unica.

    Potrei continuare per far impallidire tutti questi soloni contraddistinti da crassa ignoranza all’ennesima potenza, ma oggi ho “fatto il fioretto” imponendomi di non andare oltre.

  • Ignazio 30 Agosto 2019

    Complimenti! Non si ricordano quello che hanno promesso e non portato a termine. Vogliono ragranellare voti perchè conoscono il loro destino.