Zingaretti s’indigna contro l’autonomia. Ma lo “spacca-Italia” è farina del Pd
Qualcuno spieghi a Nicola Zingaretti che l’autonomia differenziata del Nord (ma meglio sarebbe definirla “spacca-Italia“) che tanto lo indigna e lo preoccupa, non è farina del sacco della Lega ma appartiene per intero alla sua parte politica. La stessa che nel 2001 modificò il Titolo V della Costituzione togliendo poteri allo Stato per affidarli alle regioni e che solo un anno mezzo fa, a tempo ormai scaduto e con Gentiloni con tutti e due i piedi fuori da Palazzo Chigi, diede disco verde alle famose pre-intese con Lombardia, Veneto e la rossa Emilia, per devolvere loro ulteriori competenze, tra cui la scuola. È lo stesso testo sul quale in queste ora si sta accapigliando la maggioranza giallo-verde nel tentativo di far quadrare il cerchio tra l’autonomia chiesta dei governatori del Nord e la necessità di non mettere a repentaglio l’unità nazionale.
Il Titolo V e le pre-intese sono state approvate dalla sinistra
Ecco perché non sappiamo se ridere o piangere leggendo il tweet con cui l’ineffabile Zingaretti prima si erge a paladino di «salute, scuola, welfare» quali «diritti costituzionali da difendere» per poi atteggiarsi a patriota a tutto tondo: «L’Italia deve migliorare, non può essere distrutta». Ben detto. Peccato se ne sia accorto solo ora e non quando i suoi compagni facevano concorrenza alla Lega superandoli nel lanciare competenze, poteri e risorse alle regioni come fossero coriandoli. È normale che l’appetito vien mangiando, così com’è normale che dopo aver sdoganato la narrazione della competitività tra territori sulla scorta della sola efficienza dei governi territoriali, sganciata da ogni altra valutazione di tipo storico, sociale, geopolitico, il Nord decida di passare all’incasso senza preoccuparsi più di tanto di chi non riesce a tenere il suo passo. Insomma, i buoi già scappati ed è inutile chiudere la stalla. Sempre che Zingaretti non capisca che è ora di rinchiudervi la sinistra.