Varchi: “Vedemmo Palermo saltare in aria. Pretendiamo verità per Borsellino”

19 Lug 2019 12:20 - di Carolina Varchi*

La fiaccolata del 19 luglio a Palermo, in memoria di Paolo Borsellino nasce nel 1996 dall’idea del Fronte della Gioventù, movimento giovanile di Alleanza Nazionale, che volle incoraggiare la partecipazione dei cittadini all’anniversario della strage di via D’Amelio, utilizzando il motto poi diventato celebre “meglio un giorno da Borsellino che cento anni da Ciancimino.
La figura di Paolo Borsellino, che da giovane militò nel FUAN del capoluogo siciliano, rappresenta l’esempio concreto di come la lotta alla mafia non sia esclusivo patrimonio della sinistra ma di tutti i siciliani onesti. Rappresenta anche, nello specifico, l’impegno della destra siciliana che dal dopoguerra ai giorni nostri ha tenuto alta la bandiera della legalità, del senso dello Stato e di una classe dirigente immune da infiltrazioni mafiose.

Mobilitazione sempre più vasta

Se nei primi anni soltanto poche centinaia di persone partecipavano alla manifestazione con il tempo le cose cambiarono. Progressivamente sempre più cittadini hanno deciso di aderire alla fiaccolata, oggi divenuta la più grande mobilitazione antimafia in Sicilia. Migliaia di palermitani, siciliani e italiani provenienti da ogni regione, scelgono di partecipare alla fiaccolata per lo stile sobrio di questa manifestazione senza passerelle e banale retorica antimafia. La fiaccolata ha assunto quindi un carattere popolare coinvolgendo numerose associazioni riunite nel Forum 19 luglio.
Dopo lo scioglimento di Alleanza Nazionale, tali iniziative hanno continuato a tenersi a Palermo con regolarità rappresentando un momento di unità, nel nome di Borsellino, della destra siciliana e non solo, che ogni 19 luglio si ritrova unita con le fiaccole in mano per un commosso e sincero ricordo. In tal senso è nato Comunità ‘92, un coordinamento siciliano di esponenti politici di destra di varie generazioni che, andando oltre le recenti divisioni partitiche, vogliono condividere la memoria di Borsellino.

Memoria come dovere civile

Oggi la memoria è un dovere civile e un obbligo morale al quale non intendiamo sottrarci: in piazza sfileranno uomini e donne che nel 1992 erano già adulti, altri che erano appena adolescenti, altri che non erano ancora nati ed altri ancora, come chi scrive, che quella maledetta estate era una bambina e vedeva la propria città saltare per aria, come nei film, solo che quella era la vita vera e dovevamo subito schierarci dalla parte giusta, quella della legalità, dello Stato, di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e di quanti come loro hanno difeso le proprie idee a costo del sacrificio più grande: la vita.
Le stragi del ’92 hanno segnato la prima autentica presa di coscienza da parte dei siciliani onesti rispetto all’orrore del fenomeno mafioso e la fiaccolata del 19 luglio è il frutto di una brillante intuizione della comunità militante che appena due anni prima aveva ospitato proprio Paolo Borsellino alla festa siracusana del Fronte della Gioventù, pronta a raccoglierne il pensiero che a quei ragazzi il Giudice aveva voluto rivolgere: Potrei anche morire da un momento all’altro ma morirò sereno pensando che resteranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono: ecco, in quel caso non sarò morto invano”.

Battaglia per la verità

Quest’anno ricorre il ventisettesimo anniversario della strage e vi è la precisa volontà di rilanciare, con la Fiaccolata, la battaglia per la verità sui mandanti dell’eccidio soprattutto dopo la sentenza del “Borsellino quater” nella quale i giudici di Caltanissetta parlano espressamente di “uno dei più gravi depistaggi della storia italiana”.
Abbiamo depositato una proposta di legge (a prima firma Meloni) per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare per far luce sulle stragi del 1992, in particolare per quella di via D’Amelio (ancora senza una verità giudiziaria) dopo gli indicibili e ed ormai acclarati depistaggi che hanno coinvolto anche rappresentanti dello Stato.
La destra italiana nel 92 cercò di rompere l’isolamento nel quale era precipitato Paolo Borsellino proponendo il suo nome come Presidente della Repubblica ma quella restò una voce nel deserto, un appello che nessun’altra forza politica volle raccogliere, sino all’epilogo che tutti conosciamo.

*deputata di Fratelli d’Italia

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