Sarà “duello russo” in Senato tra Conte e Salvini. Crisi di governo sempre più vicina
I giornali lo hanno già ribattezzato come il “duello russo“, ma senza dettagliare se si fermerà al primo sangue o proseguirà fino all’ultimo. L’appuntamento è per mercoledì nell’aula del Senato. Sarà lì, tra gli stucchi di Palazzo Madama, che s’incroceranno le lame di Giuseppe Conte e di Matteo Salvini. Il primo, si vede a occhio nudo, tira di fioretto mentre il secondo procede di sciabola. Sia come sia, non resterà senza conseguenze. Anche perché il “duello” fa capire che ora è il premier a interpretare il ruolo di alleato-rivale del leader leghista finora incarnato da Luigi Di Maio. È l’indizio, non l’unico del resto, che Conte sta pensando seriamente di mettersi in proprio. Salvini l’ha capito e si comporta di conseguenza.
Sfida sui presunti fondi russi alla Lega
E allora “fuori i secondi” e show down in aula sul cosiddetto Russiagate, cioè la presunta erogazione di rubli al Carroccio che vede indagati per corruzione internazionale, fra gli altri, dalla procura di Milano il faccendiere Savoini, ritenuto un riferimento di Salvini nei rapporti con il Cremlino. Da qui l’accusa dell’opposizione alla Lega e al governo di voler surrettiziamente rivedere il quadro delle nostre alleanze internazionali e la richiesta di confronto parlamentare prima negato da Salvini, poi derubricato a risposta nel question time, quindi ancora rifiutato e infine sbloccato dalla disponibilità di Conte a rispondere in luogo del suo vice davanti ai senatori.
Salvini tentato dall’idea di staccare la spina all’esecutivo
Salvini, però, l’ha letta come mancanza di solidarietà e, poiché è senatore, ha deciso di intervenire, dai banchi della Lega e non da quelli riservati al governo. Il duello, appunto. Da una parte Conte dirà che l’Italia resta fedele al blocco alleati atlantico; dall’altra Salvini ribadirà che non un rublo è finito nelle casse del suo partito. È difficile tuttavia che si lasci sfuggire l’occasione del dibattito parlamentare senza lasciare il segno e rubare la scena al premier. Più probabile invece che detti l’agenda delle sue priorità, a cominciare dall’autonomia rafforzata delle regioni del Nord, e su quelle porre il classico “prendere o lasciare”. Una cosa appare sempre più evidente: Di Maio sta uscendo di scena. E senza applausi.